“Ce la possiamo fare”. Il discorso di Enrico Letta al Senato per chiedere di continuare con il suo Governo: “Mi appello al Parlamento tutto, dateci fiducia per realizzare questi obiettivi. Una fiducia che non è contro qualcuno” (all’interno la diretta streaming del dibattito in Senato)
PALERMO, 2 OTTOBRE 2013 – “Ce la possiamo fare”. Il premier Enrico Letta, al Senato per riferire sulla crisi di Governo che si è aperta con le dimissioni (poi respinte) di tutti i ministri del Pdl, apre con un’iniezione di fiducia. “Ci serve soltanto un nuovo patto. L’Italia corre un rischio fatale, cogliere o non cogliere l’attimo, con un sì o un no, dipende da noi”. “Concentriamoci solo su quello che dobbiamo fare, su quelle riforme che il Paese si sta stancando di chiederci”. “Mi appello al Parlamento tutto, dateci fiducia per realizzare questi obiettivi. Una fiducia che non è contro qualcuno, ma per l’Italia, per gli italiani e per le italiane”.
Il presidente del Consiglio dei ministri ha ringraziato subito il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per la “responsabilità con cui ha gestito la crisi” e ha fatto i complimenti alla sua squadra di Governo. “La prima sede deputata al confronto sono le Istituzioni. In ogni passaggio anche delicato o doloroso ho coinvolto il Senato e la Camera. Ho risposto dell’operato del governo io stesso in Parlamento 15 volte. Il governo che guido – dice Letta – è nato in Parlamento e se deve morire deve morire in Parlamento, alla luce del sole”.
Letta punta tutto sul fatto che non si può cedere alle beghe politiche in questo difficile momento di crisi economica. “Non arretreremo di un millimetro sul risanamento della finanza pubblica – dice il premier al Senato. – Per questo vogliamo confermare che rispetteremo gli impegni con l’Europa per il 2014. Un governo debole impedirebbe di portare a compimento le riforme economiche necessarie per conseguire la crescita che ci siamo prefissati”. “L’incubo di una recessione lo abbiamo alle nostre spalle, la legge di stabilità è un’occcasione per il cambiamento”. Il presidente del Consiglio ribadisce che “verranno prese misure affinche il rapporto deficit/Pil rientri entro il 3% nel 2013. Il nostro obiettivo è l’aumento di un punto del Pil nel 2014”. “Proprio perchè non vogliamo nuove tasse, grazie al nostro governo gli italiani hanno pagato meno tasse per tre miliardi di euro, vogliamo tagliare ancora la spesa pubblica”.
Poi annuncia: “Ci sono le condizioni per chiudere in anticipo il percorso delle riforme in 12 mesi a partire da oggi”. “Inoltre – aggiunge – il 2014, l’anno in cui avremo la presidenza del semestre Ue sarà un anno in cui non potremo permetterci di far mancare la nostra voce”.
“Le minacce – continua il premier – creano solo caos e smarrimento. Nella maggioranza è necessaria, invece, una maggiore compattezza. Le dimissioni dei parlamentari del Pdl hanno creato una situazione insostenibile”. E affronta, brevemente, il tema delle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, leader del centrodestra: “In uno Stato democratico le sentenze si rispettano e si applicano. Fermo restando il diritto intangibile ad una difesa efficace, diciamo no a trattamenti ad personam o contra personam”.
Silvio Berlusconi, arrivando al Senato, ai giornalisti che gli chiedevano se è confermata la linea dura del “no” alla fiducia al Governo. “Vediamo cosa succede. Sentiamo prima il discorso del presidente Letta e poi decidiamo”. Poi, durante il dibattito, i senatori del Pdl riuniti hanno preso la decisione di votare all’unanimità il no alla fiducia, e senza lasciare l’Aula, che sarebbe invece un “segno di ambiguità”. Nel corso del dibattito erano circolate voci di una fronda del Pdl pronta a votare per sostenere il Governo Letta.
“Comprendo il travaglio che attraversa molti senatori e deputati”, ha detto il premier prendendo nuovamente la parola a Palazzo Madama per chiudere il dibattito, prima dell’avvio delle operazioni di voto per la fiducia.“Siamo davanti a un passaggio che cambia la natura di quanto stiamo facendo, perchè cambiano i numeri”. “La discussione alla quale abbiamo assistito – ha detto il presidente del Consiglio dei ministri – oggi è stata una discussione importante. Davanti a noi abbiamo obiettivi molto difficili, la situazione del nostro Paese è difficile”. Intanto, ha aggiunto Letta, “voglio ringraziare anche chi non vorrà più sostenere il governo”. “Oggi e’ una giornata storica, ma da domani poi si lavora”, conclude Letta ponendo la questione di fiducia sulla risoluzione di maggioranza. E ad essa “lego la vita di questo governo”.
Nel corso del dibattito sulle dichiarazioni di voto, per il Pdl ha parlato il presidente Silvio Berlusconi, piuttosto che il capogruppo Renato Schifani. “Abbiamo ascoltato con attenzione il presidente del Consiglio – ha detto un commosso Cavaliere – abbaiamo ascoltato i suoi progetti per il futuro di questo Paese e abbiamo deciso di votare, non senza travaglio interiore, un voto di fiducia a questo Governo”. Pronunciate queste parole il presidente Berlusconi ha pianto.
“Elementare Watson”, scrive su Twitter il presidente dell’Udc, Pier Ferdinando Casini,che questa mattina, arrivando in Senato aveva annunciato: “Non ci crederò finchè non lo vedrò”.
Mentre inizia il voto palese e nominale per la fiducia, visibilmente soddisfatto, il premier Enrico Letta ha lasciato Palazzo Madama. Alle 16 si presenterà alla Camera dei deputati.
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