Il Congresso degli Stati Uniti d’America si spacca: Usa in default “tecnico” (shutdown). Paralisi dell’attività amministrativa federale
WASHINGTON, 1 OTTOBRE 2013 – Stop alle attività dell’amministrazione federale negli Stati Uniti d’America. La Camera dei Rappresentanti, a maggioranza repubblicana, non ha approvato la legge di bilancio nella stessa versione già adottata dal Senato, dominato invece dai democratici, e così negli Usa alla mezzanotte di Washington (le 6 del mattino in Italia), per la prima volta da diciassette anni è scattato lo ‘shutdown’ (scopri cos’è cliccando qui).
Il direttore del Bilancio della Casa Bianca, Sylvia Mathews Burwell, ha così ordinato alle agenzie federali d’intraprendere la chiusura “per mancanza di fondi”, appena dieci minuti prima che il governo Usa rimanesse ufficialmente con le casse vuote. Burwell ha sollecitato il Congresso ad approvare al più presto un bilancio di esercizio provvisorio, onde permettere ai ministeri di riprendere a funzionare “per il resto dell’anno fiscale”, e “ripristinare l’operatività dei servizi e dei programmi pubblici essenziali”.
Nel frattempo il democratico Harry Reid, leader della maggioranza al Senato, ha annunciato la sospensione dei lavori in aula fino alle 9,30 locali (le 15,30 italiane), quando i parlamentari del suo partito dovrebbero bocciare formalmente l’ultima offerta della camera bassa, ovvero dei repubblicani, per il finanziamento delle attività governative. Non è chiaro quanto a lungo potrà o dovrà protrarsi lo ‘shutdown’.
Infuriato il presidente americano Barack Obama, che ha rivolto immediatamente un messaggio alle Forze Armate: “Malauguratamente – ha affermato il presidente americano in un video – il Congresso non ha adempiuto le proprie responsabilità. Non è stato capace di approvare un bilancio e, come risultato, gran parte della nostra amministrazione adesso deve chiudere, fino a quando il Parlamento non tornerà a finanziarla”. è soltanto un decreto di emergenza firmato dal presidente che garantisce finanziamenti alle truppe all’estero, mentre chiudono moltissimi servizi, come parchi, musei, biblioteche. In congedo forzato andranno oltre 800 mila dei circa 2 milioni di dipendenti federali.