Circolano in tutta la rete e scrivono una sola parola “shutdown”, ma sanno di che parlano? Proviamo a fare chiarezza: cosa è lo “Shutdown”? Cosa si vota? Gli Usa rischiano una rivoluzione violenta che prepara l’arrivo del tanto raccontato “futuro post apocalittico? Ecco qualche risposta.
PALERMO, 1 OTTOBRE 2013 – Dopo la mezzanotte, ora locale, a Washington il Governo federale non avrà più la disponibilità finanziaria per mantenere attivi i propri servizi e dovrà chiudere i battenti. Niente di nuovo! Difficile da credere ma non sarebbe la prima volta che il Governo americano si troverebbe in una situazione del genere.
Già 17 volte, solo dal 1977, si è verificato lo shutdown. L’ultima colta è stato trasmesso in “mondovisione” 13 anni fa. Quelli che iniziano ad avere ricordi più vecchi di 15 anni ricorderanno Bill Clinton e il suo storico Face-off di fronte alla Camera sotto il controllo repubblicano. Nel 1995 la macchina governativa fu “chiusa” dal 16 dicembre 1995 al 6 gennaio 1996, in tempo per le festività del Natale. Ma lo shutdown cos’è?
La questione è semplice, almeno in termini assoluti, si parla di denaro. Negli Stati Uniti l’anno finanziario finisce proprio a mezzanotte, sempre orario di Washington, e la norma americana prevede che sia “necessariamente approvato un nuovo piano di spesa dal Senato, dalla camera dei Deputati e dal Presidente. Il problema adesso è che manca un accordo per approvare il piano di spesa.
Manca l’accordo e il motivo si traduce in una parola: Obamacare. Il piano di spesa pubblica per la sanità proposto dal presidente democratico è ostacolato dai Repubblicani che attualmente controllano la camera dei Rappresentanti. Dunque il presidente Obama ha il voto al Senato, a maggioranza democratica, ma non ha i numeri per la camera dei Rappresentanti. Stallo. I Repubblicani chiedono a gran voce che si facciano dei tagli alla riforma sanitaria, ma non solo. I conservatori americani hanno chiesto attraverso una mozione che la norma denominata “Obamacare” venga addirittura rinviata di un anno.
Chiaramanete, come le 17 crisi precedenti possono confermare, non esiste un rischio per la tenuta del sistema sociale e assistenziale. Lo shutdown obbliga la sospensione di alcuni di quei servizi non essenziali, mentre assistenza medica, esercito e polizia continuano a mantenere il servizio. A circa un milione di guardie forestali, impiegati, burocrati verrà chiesto di prendere delle ferie anticipate non retribuite.
Attenzione ai facili allarmismi, lo shutdown ha poco a che vedere con il tetto al debito ed al rischio default. Infatti lo shutdown PREVEDE una discussione politica intorno a temi del futuro, insomma si discute di budget previsionali. Ma è un altro il problema che adesso la Casa Bianca deve affrontare. La normativa statunitense prevede un limite per il debito degli Stati Uniti pari a 16,7 miliardi di dollari. Il limite, però, secondo le previsione più diffuse anche sui quotidiani americani, si pensa che sarà raggiunto entro la metà di ottobre.
Ecco proprio a metà ottobre, se non si riuscirà ad ottenere un accordo, gli USA dovranno dichiarare il default sul proprio debito. Situazione ben peggiore dello shutdown, una condizione che potrebbe trasformarsi in un collasso economico. Però esiste un modo per evitare di dichiarare default, aumentare il tetto del debito. Anche in questo caso la decisione deve essere approvata dalle Camere, ma sembra chiaro che la richiesta dei Repubblicani per salvare l’economia sarà una: tagli alla Obamacare.