Egosurfing, il narcisismo ai tempi del web

di Redazione

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Egosurfing, il narcisismo ai tempi del web

| martedì 01 Ottobre 2013 - 12:16

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Nasce una nuova “internet-mania”, quella del websurfing: proviamo a spiegare quello che viene considerato come vero e proprio narcisismo digitale

 

PALERMO, 1 OTTOBRE 2013 – Finisce il mito dell’uomo davanti allo specchio, con gel e giubbotto, pronto a uscire per la discoteca fiero del proprio aspetto, come ci ha insegnato John Travolta ne La Febbre del Sabato Sera. Termina anche l’era dell’uomo narcisista che spende più delle donne per la bellezza e la cura del proprio corpo, tra palestre, bodybuilding e creme anti età. Il narcisismo del 2013, in piena era digitale, si sposta sul web e si pratica con l’egosurfing.

 

Secondo una ricerca condotta dal Pew research Center nel 2012, i maggiori fruitori dell’egosurfing, ovvero la ricerca quasi ossessiva sul web di ogni cosa che si dice su di sé, sono gli uomini, soprattutto quelli in età compresa tra i 18 e i 29 anni.

 

La nuova mania viene praticata soprattutto attraverso Google, digitando il proprio nome e cognome per vedere cosa trova il motore di ricerca. Ma, negli ultimi tempi, anche i social network stanno migliorando le loro capacità di ricerca, permettendo agli “egosurfer” di cercare sempre più immagini e notizie sul proprio conto.

 

La pratica dell’egosurfing ha avuto una forte crescita soprattutto negli Usa, dove il 56% della popolazione ha cercato il proprio nome su Google, il 22% in più rispetto al 2001. Se gli uomini fino ai 29 anni cercano soprattutto i propri dati, crescendo la ricerca si sposta sui propri figli.

 

Con l’egosurfing cresce anche la mania di controllare e migliorare la propria reputazione sul web. Una pratica che ha anche una fondamentale importanza nella ricerca del lavoro. Sono sempre di più, infatti, le aziende che controllano i candidati sul web e hanno al proprio interno delle figure professionali con il compito di scoprire ogni cosa si dice sull’azienda all’interno della Grande Rete. Ed esistono pagine dedicate alla gestione della reputazione online, che spiegano come rimuovere i contenuti che non sono graditi alle persone.

 

Bisogna quindi fare sempre più attenzione a cosa si scrive sui propri profili Facebook e Twitter se non si vuole correre il rischio di non essere assunti al prossimo colloquio.

 

E in italia? Il nostro Paese ha già battuto gli Stati Uniti per presenza nei social network. Secondo una ricerca condotta da LiveXtension, negli States i social network sono utilizzati dal 72% della popolazione di internet, mentre in Italia il dato raggiunge il 75%. Un dato che diventa ancor più rilevante se si considera che nella fascia d’età superiore ai 50 anni la differenza cresce ulteriormente, con un 75% di utilizzo dei social da parte degli italiani contro il 64% tra gli americani.

 

Una ricerca di questo tipo in Italia non è ancora stata effettuata ma vista l’incidenza di Facebook e soci è facile pensare che la maggioranza del popolo italico sul web abbia quantomeno curiosato una volta per vedere cosa si dice su di sé sul web. Con buona pace per l’uomo palestrato, cliché ormai superato in fatto di narcisismo dagli smanettoni digitali.

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