Si torna a parlare di “Metodo Boffo”, lo fanno in coro i ministri del Pdl, diffidando il direttore de Il Giornale, a ricorrere alle stesse pratiche che nel 2009 causarono non poche grane all’allora direttore di Avvenire, Dino Boffo. Ecco in cosa consiste il tanto temuto metodo.
PALERMO, 1 OTTOBRE 2013 – “E’ bene dire subito al direttore de “Il Giornale”, per il riguardo che abbiamo per la testata che dirige e una volta letto il suo articolo di fondo di oggi, che noi non abbiamo paura. Se pensa di intimidire noi e il libero confronto dentro il nostro Movimento politico, si sbaglia di grosso. Se intende impaurirci con il paragone a Gianfranco Fini, sappia che non avrà case a Montecarlo su cui costruire campagne. Se il metodo Boffo ha forse funzionato con qualcuno, non funzionerà con noi che eravamo accanto a Berlusconi quando il direttore de Il Giornale lavorava nella redazione che divulgò la l’informazione di garanzia al nostro presidente, durante il G7 di Napoli, nel 1994″. Parole e musica di Angelino Alfano, in nota congiunta con gli altri (ex) ministri del Pdl, destinatario Alessandro Sallusti, direttore della testata giornalistica che fu di Montanelli. Ma cosa si intende per “metodo Boffo”?
Era il 2009 quando l’Avvenire, il noto quotidiano vicino alla comunità episcopale, diretto allora da Dino Boffo, lanciò la sua “invettiva” nei confronti del tenore di vita dell’allora premier Silvio Berlusconi. Il Rubygate non era neanche iniziato, ma da più parti iniziavano a venire fuori racconti dei famosi festini tenuti nelle proprie residenze dal leader del centrodestra. Pesanti e mirati gli editoriali di Boffo. Di editoriale in editoriale, fu del 28 agosto la replica, con la stessa moneta, di Vittorio Feltri, proprio sul Giornale.
Feltri pubblicò un’informativa della polizia che riferiva di una querela ai danni del direttore di Avvenire per telefonate sconce e pedinamenti ai danni di una donna di Terni rea, a dire del documento, di essere sposata con un uomo ambito dallo stesso Boffo, con il quale avrebbe avuto una relazione”. Il documento fu definito dal gip competente un falso, ma il caso si era ormai scatenato. Boffo, definito come “noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato”, respinse ogni accusa, ma saltò fuori una condanna per molestie, vera stavolta, del direttore, risalente a qualche anno prima.
Benché Vittorio Feltri fosse stato sospeso dall’Ordine dei giornalisti per quanto accaduto, Boffo perse comunque il suo posto di direttore di Avvenire, salvo poi assumere, qualche mese dopo, la direzione di Tv2000. L’espressione, comunque, “metodo Boffo”, entrò comunque nell’uso comune dei media e della politica.