Il premier respinge le dimissioni dei ministri. Berlusconi si sente pugnalato. Alfano: “Pdl unito verso la fiducia”

di Redazione

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Il premier respinge le dimissioni dei ministri. Berlusconi si sente pugnalato. Alfano: “Pdl unito verso la fiducia”

| martedì 01 Ottobre 2013 - 16:21

alfano letta

Contropiede del segretario del Popolo della Libertà che invita i componenti del suo partito a concedere una seconda chance al governo Letta. Giovanardi gli fa eco, quindi la divisione tra le due anime sembra a un passo. A maggior ragione dopo il diktat di Berlusconi che impone la sfiducia ai parlamentari Pdl. Intanto Enrico Letta ha respinto le dimissioni dei ministri del Pdl proprio in vista del chiarimento in Parlamento

 

ROMA, 1 OTTOBRE 2013 – “Il Pdl deve votare unito e compatto la fiducia al governo”. Parole e musica di Angelino Alfano che appaiono come una svolta inaspettata, rispetto alle dimissioni prima paventate e poi ufficializzate dei ministri Pdl. Dimissioni che, a sorpresa, sono state respinte dal presidente del Consiglio, Enrico Letta. In vista del “chiarimento” che Letta avrà domani con il Parlamento può essere un punto di svolta verso la formazione di un Letta-bis, almeno per portare avanti le questioni più importanti ancora sul tavolo.

 

Inoltre il Pdl potrebbe andare verso una sorprendente scissione. Resa più probabile dal diktat arrivato direttamente da Berlusconi e diretto a tutti i suoi parlamentari: “Il Pdl deve votare la sfiducia”. ormai è muro contro muro tra le due anime del partito. Al fianco di Alfano si schierano diversi dei nomi “pesanti” del partito come Cicchitto, Gasparri e Schifani.

 

Anche le dichiarazioni di Giovanardi vanno in direzione di Alfano: “La situazione è in evoluzione e può anche darsi che, alla fine, non solo noi ma tutto il gruppo voti la fiducia”. Inoltre Giovanardi ci tiene a chiarire che “la linea dei falchi è del tutto minoritaria nel partito”.

 

In altre parole, quei 40 senatori Pdl pronti a votare la fiducia a Letta non sono “scissionisti”: “Scissionisti – puntualizza l’esponente cattolico – sono quelli che si pongono fuori dalla linea del partito, esce dai gruppi e vuole fondare Forza Italia, non – rivendica – chi rimane fermo sulle nostre posizioni fondatrici. C’è chi vuole che rinasca Forza italia ma tanti, tantissimi, vogliono restare dove sono, nel Pdl”.

 

E Berlusconi? Il leader del Pdl si dice amareggiato per l’atteggiamento di Alfano che lui stesso ha voluto come segretario del partito. Per Berlusconi chi non segue la linea da lui dettata viene annoverato come un traditore e quindi non riesce a capacitarsi del fatto che il suo segretario possa rompere e andare con un gruppetto in un governo di traditori. Secondo l’ex premier una ventina di voti in più non possono portare acqua al mulino del Letta-bis e votare legge di stabilità e altri provvedimenti. Letta, di contro, ha chiuso la porta a ogni tentativo di trattativa e ha detto chiaramente che domani si voterà la fiducia, senza se e senza ma. 

 

Berlusconi, quindi, ha provato a convincere Alfano a cambiare idea offrendogli la guida della nuova Forza Italia. Ma Alfano è stato netto. Ha fatto parlare i numeri che ancora una volta sono andati contro il suo leader. La maggior parte del partito non si trova d’accordo con la scelta di Berlusconi e dei suoi falchi. Si tratta di un partito di colombe? No, semplicemente la quasi totalità dei parlamentari Pdl vorrebbe proseguire con l’esperienza di governo. Un governo che lo stesso Berlusconi fino a pochissime settimane fa considerava la miglior soluzione possibile ai problemi dell’Italia.

 

In questa giornata frenetica e ricca di colpi di scena, anche i falchi del partito non hanno voluto far mancare la loro. Guidati da Santanchè e dalla Verdini hanno detto chiaramente a Berlusconi che un’eventuale sua marcia indietro porterebbe a una emorragia di parlamentari. “Se ora ci sono venti senatori, tra una settimana ce ne saranno sessanta che ti voteranno contro” il succo dl messaggio che hanno recapitato al Cavaliere.

 

Contemporaneamente arriva l’affondo di Daniela Santanchè che non ci tiene a passare per colei che sta minando dall’interno l’unità del partito: “Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unita’ del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose, pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi”.

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