Lost, Sex and the city, Beverly Hills e la maledettissima ultima puntata. Come superare la sindrome dell’ultimo episodio. E una sorpresa per gli appassionati (o i dipendenti) di Lost
PALERMO, 1 OTTOBRE 2013 – La sindrome dell’ultimo episodio, così la chiama l’università dell’Ohio, ovvero quel senso di vuoto che travolge gli appassionati teledipendenti quando i titoli di coda chiudono l’ultima puntata dell’ultima stagione della serie TV preferita. E nell’attesa che gli studiosi trovino la pillola che potrà lenire i nostri dolori, proviamo a fare una panoramica sulle serie (tutte provenienti dagli States) di cui ancora non abbiamo elaborato il lutto.
In origine, c’erano i malinconici degli anni 80, ovvero quelli che ogni volta che passano “Ritorno al futuro 2” si sentono obbligati a parlare prima di “Casa Keaton” e poi della malattia del povero Micheal J. Fox (P.S. Micheal ritornerà con una serie proprio sulla sua malattia). Quelli che non riescono a scollarsi da K2 per le seratissime dei “Robinson”, dove in una puntata Vanessa ha 13 anni e quella dopo sembra che ne abbia 43. Ma i mainiaci degli anni 80 sono incomprensibili perchè non è che “Hazard” fosse questo capolavoro e “Automan” con il suo cursore è finito nell’oblio senza che nessuno versasse una lacrima.
Poi arrivò Beverly Hills, e niente fu più come prima. Erano gli anni ’90 e mentre una grigia serie nostrana (“I ragazzi del muretto”) ci dimostrava come gli studenti delle scuole italiane fossero tutti tristi, brutti e con chiare tendenze suicide, arrivarono loro: Brandon, Brenda, Andrea, Kelly, David e Dylan e quel tizio che aveva il bar, e Donna che diciamoci la verità era bruttina. Forse potevano esserci cose più importanti di cui parlare nel 1990, ma vuoi mettere la storia tra Dylan e Brenda?
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La serie finì senza troppo clamore, i suoi ascolti erano crollati e gli attori riciclati in film e serie di dubbio gusto: prendete ad esempio Steve (all’anagrafe Ian Ziering) che è il protagonista della monumentale pellicola “Sharknado”, eletto a furor di popolo il film più brutto di tutti i tempi (attenzione: di tutti i tempi). Ma pur uscendo di scena in silenzio (era il 2000) la nostra cultura personale era segnata a fuoco; non c’è cantina da cui tutto a un tratto non spunta fuori un diario o un libro con sopra un adesivo (anzi “sticker”) di Brandon o Kelly con Uniposca fluo e nero a incorniciare le figure come santini.
I telespettatori superarono il lutto per “Beverly Hills” anche grazie a “Friends”, uscito in Italia nel 1997 e, si sa, chiodo schiaccia chiodo e quindi dimenticate le spiagge della California, i nuovi episodi erano chiusi in un bar e due appartamenti (uno bello e uno brutto) con sei personaggi (per alcuni più familiari di fratelli e sorelle) dalla battuta facile e le risate di sottofondo. I fan si dividevano tra chi pensava che Phoebe e Joey fossero degli idioti e chi li reputava incompresi. Inutil sottolineare chi avesse ragione.
Ma non era tutto leggerezza e spensieratezza, il mistero incollava gli spettatori a seguire “X-files”, era il 1994. Piccoli Fox Mulder crescevano in ogni quartiere, esperti indagatori alla ricerca di alieni, mostri, fantasmi, con tendenze alla depressione e al totale disinteresse verso il gentil sesso, oggi li potrete trovare a sciogliersi in lacrime di rabbia di fronte a una puntata di “Mistero”. C’è da sottolineare che la serie X-Files fu la prima che coinvolse il popolo del web. Vennero aperti blog e chat dedicate all’argomento, dove venivano commentate le puntate, le sceneggiature, le ambientazioni ma l’argomento principe era l’attesissimo bacio tra i due protagonisti, arrivato solo alla settima stagione.
Infatti se c’è qualcosa contraddistingue le serie anni ’90, è che erano tutte più o meno pudiche, così ci pensò il 2000 a restituire la trasgressione. Su Telemontecarlo (oggi La7) il 10 marzo 2000 va in onda la prima puntata di “Sex and the city”, e fu il delirio. Quattro donne che parlano di sesso, vivono a New York, tra sfilate di moda, uomini fascinosi e pieni di soldi e amici gay per condire. Ripeto, fu il delirio. Le appassionate (anche se gli uomini non mancano) di questa serie ne conoscono a memoria ogni puntata, hanno visto e rivisto repliche, e seguono pedissequamente il verbo della rubrica di Carrie. Conoscono l’esatta cronologia delle relazioni delle protagoniste (che non definirei timide negli approcci) e basta un’inquadratura di 0,4 secondi (quasi un fotogramma) alla scarpa di Charlotte per iniziare a recitare il copione a memoria.
Questa serie è probabilmente quella che ha più segnato la prima parte del nuovo millennio, le donne si sono sentite comprese e complici (soprattutto complici), gli uomini erano semplicemente terrorizzati. Ormai era certo, le donne parlavano di sesso e nove volte su dieci si lamentavano e non si lamentavano vagamente facendo accenni o usando tatto come sarebbe stato di certo opportuno, no, parlavano di durata, alito, sapori, pipi, calzini, altezze, dimensioni. C’era da andare in analisi! Ad esempio, sino al 1999 troverete gruppi di donne e sessuologi che giuravano che le dimensioni non contano, dall’arrivo della maledetta serie nessuno sembrerà più esserne così certo.
Il nostro viaggio potrebbe continuare per molte pagine, ma lo chiudiamo con quella che per molti è la serie per eccellenza: “Lost” (trasmessa in chiaro dal 2006 – 2010). Il popolo italiano si divide per sesso, età, religione e tra chi ha visto o non ha visto Lost. I nostalgici di “Twin Peaks”, ombrosi, enigmatici, e con una e una sola domanda nella testa, ripetuta come un mantra – “Chi ha ucciso Laura Palmer?” – erano finalmente soddisfatti. Avevano trovato una serie di cui non se ne capiva assolutamente nulla, ed erano felici. Maturare il lutto fu difficile, anzi impossibile; tuttora forum sul web cercano di dare interpretazioni a un finale che ha lasciato il pubblico perplesso, ma probabilmente i fan non hanno semplicemente accettato che la serie finisse.
A loro facciamo un regalo, una chicca che alcuni conosceranno ma che a molti è sconosciuta: la presenza sul web di una serie mai andata in TV di minipuntate (durata circa tre minuti ciascuna), sperando che questo possa alleviare il dolore. Si tratta di “Lost: Missing Pieces” una web serie di 13 puntate che racconta particolari della vita privata dei protagonisti, questa è la prima puntata:
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