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Colpo della Dia, sequestrati beni per 13 milioni tra Trapani e Agrigento

Colpo grosso a Cosa nostra. Sono due, infatti, i maxi sequestri eseguiti dagli uomini della Direzione investigativa antimafia, che ha colpito i beni di due imprenditori, ad Alcamo e a Palma di Montechiaro.

 

PALERMO, 30 SETTEMBRE 2013 – Tante proprietà, un reddito spropositato rispetto all’attività economica che svolgeva e una discendenza che parte dal nonno, Nunzio, indiziato per mafia e ucciso nel ’91 e il padre, Pietro, defito dagli inquirenti “anziamo uomo d’onore della famiglia mafiosa di Alcamo”. Questi fattori, uniti a una serie di indagini, hanno fatto sì che scattasse il sequestro, per una valore di dieci milioni dieuro, delle proprietà di Giuseppe Moltalbano, quarantaquattrenne alcamese, titolare di un’impresa edile.

 

Montalbano, era finito sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori della Dia, in quanto ritenuto, fin dagli anni ’90, uomo vicino a Cosa Nostra e in particolare al capo mafia locale, Vincenzo Milazzo, ucciso in un agguato nel 1994 insieme alla fidanzata. Proprio negli anni ’90, quando la famiglia mafiosa di Alcamo era rinomata per l’efferatezza dei crimini commessi, Montalbano finì in manette con l’accusa di essere un prezioso riferimento logistico per il braccio alcamese di Cosa nostra. A lui, infatti, si imputò l’essersi occupato del garantire la latitanza di pericolosi esponenti della cosca come Pietro Interdonato, Antonino Alcamo, Vito Di Liberto e lo stesso Vincenzo Milazzo.

 

Ingentissimo il patrimonio sequestrato all’uomo, ritenuto in passato responsabile dagli agenti della Dia anche di un attentato incendiario nei confronti di un sottufficiale della guardia di finanza. Il tribunale di Trapani ha infatti imposto la confista per otto appezzamenti di terreno, 38 fabbricati, sette autoveicoli, tre compendi aziendali, sette quote societarie, dieci conti in banca e tre polizze assicurative.

 

Gioacchino Francesco Cottitto, meglio noto come Franco, invece, è un imprenditore nel settore dell’agroalimentare nell’Agrigentino. La sua figura salta all’occhio degli invetigatori quando, finì in manette, nel 2010, nell’ambito dell’operazione “Apocalisse”, che portò in carcere il capo della Cosa nostra Agrigentina, Giuseppe Falsone. Allora Cottitto non risultò essere uomo particolarmente vicino all’attività mafiosa, fu tuttavia la testimonianza di diversi collaboratori di giustizia a indicarlo come uomo chiave nel corso della latitanza dello stesso Falsone, del quale sarebbe anche stato il prestanome.

 

A Cottitto sono stati sequestrati 28 immobili, tra terreni e fabbricati, due aziende e tre società con relativi conti correnti. Sospesi anche due finanziamenti approvati da Commissione Europea e Ismea.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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