Crocetta da solo al governo dell’Isola: “Non c’è più una maggioranza” Assemblea regionale paralizzata

di Redazione

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Crocetta da solo al governo dell’Isola: “Non c’è più una maggioranza” Assemblea regionale paralizzata

| lunedì 30 Settembre 2013 - 19:59

crocetta

Il presidente della Regione Siciliana non nasconde di non avere più i numeri per andare avanti. “Confido nei singoli parlamentari”, ha detto parlando con i capigruppo. Nel frattempo si prepara il disegno di legge sulle variazioni di bilancio

 

PALERMO, 1 OTTOBRE 2013 – Il presidente della Regione Rosario Crocetta sarà all’Assemblea regionale siciliana a riferire sulla crisi di governo il prossimo 10 ottobre. Fino ad allora, siamo certi, i lavori dell’Ars saranno bloccati. Al termine della conferenza dei capigruppo che si è tenuta ieri, infatti, nessuna legge è stata assegnata alle commissioni, nessun calendario dei lavori d’aula è stato stilato. Un unico punto all’ordine del giorno: trovare una maggioranza è il governatore.

 

“La maggioranza non esiste più all’Ars – ha detto Crocetta – quindi spero nel senso di responsabilità dei singoli parlamentari”. La speranza di Crocetta è quella di veder convergere sui provvedimenti che di volta in volta presenterà all’aula maggioranze sempre variabili, che possano far perno sul gruppetto di sostenitori che il presidente di è creato in Sala d’Ercole con il gruppo “Il Megafono” e raggiungano poi il Movimento 5 Stelle o l’opposizione di centrodestra. I primi, infatti, seppur scettici nei confronti di questo governo “che va avanti a tentoni”, hanno promesso di non cambiare atteggiamento e di continuare a valutare i provvedimenti uno per uno; almeno fino alla riunione di Enna in cui, all’interno dell’assemblea del Movimento, decideranno se presentare una mozione di sfiducia nei confronti del governo regionale. Il centrodestra, invece, è dal giorno in cui si è aperta la crisi che lancia segnali di disponibilità, di dialogo, sotto l’egida di quella che definiscono “opposizione responsabile”. In realtà, forse, il tentativo di riscattarsi dello scacco lombardiano della scorsa legislatura, in cui da maggioranza diventarono opposizione.

 

Nessuna speranza quindi di ricucire lo strappo tra il governatore e il Partito democratico? Crocetta è scettico, sebbene ieri avesse cercato un riavvicinamento dichiarando in diretta tv che lui non ha intenzione di “governare senza il Pd”. “È il mio partito – ha detto – mi rammarica che alcuni dirigenti pensino di fare politica senza di me, mi dispiace per quanto sta accadendo”. “Se dipendesse da me – ha concluso Crocetta – ricucirei con il Pd anche oggi stesso. Non c’è nessuna pregiudiziale e nessuno scontro personale, mi dispiace per gli attacchi ricevuti ma il governo continua a lavorare e io resto dirigente del Partito”. Dirigente del partito democratico e leader del movimento il Megafono. Una “incompatibilità inaccettabile”, gli esponenti democratici all’Ars, che da mesi ormai accusano il presidente della Regione di non essere più parte del Pd e di pensare soltanto a costruire una base elettorale per il Movimento, che alle scorse amministrative ha costituito liste quasi in ogni comune al voto. “Allora – provoca il governatore – se non ci stanno così, sciolgo il Megafono e mi candido alla segreteria nazionale del Pd. In tanti da tutta Italia me lo chiedono ormai da mesi”.

 

Una provocazione che peró non smetterà di far tremare le sedie ogni volta che sarà pronunciata. “Saro non smetterà mai di stupirci” commenta l’esponente della corrente renziana del Pd, Fabrizio Ferrandelli, e si capisce che un po’ ci crede che il governatore possa scegliere di portare avanti una provocazione così. Dai dirigenti del Pd è chiusura netta al dialogo. Niente mani tese o ipotesi di collaborazione. È la fine di un rapporto di governo e forse anche di partito.

 

Tutte parola finora. Il nocciolo della vicenda è che l’Ars è ferma. Paralizzata. Non si lavora in Commissione, non si lavora in Sala d’Ercole. Si parla. Si parla tanto. Si attacca. Si polemizza. Oppure non ci si presenta. Aule vuote con presidenti di turno che non hanno chi richiamare all’ordine. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone appare come un uomo con le mani legate. Eppure, di tempo, non ne rimane molto. C’è infatti da preparare e votare entro l’anno, innanzitutto, la legge di stabilità regionale e le variazioni di bilancio. Una manovra, questa, già annunciata dall’assessore all’Economia Luca Bianchi ma non ancora esitata dalla Giunta regionale per la Seconda commissione del Parlamento siciliano. 

 

In attesa che il governo regionale trasmetta in commissione Finanze il disegno di legge sulle variazioni di bilancio, l’Ars nelle prossime sedute esaminerà alcuni disegni di legge di iniziativa parlamentare, tra cui quelli sui testimoni di giustizia, sull’apertura dei casino e sull’editoria. Se il governo trasmetterà le variazioni al bilancio, la commissione potrebbe esaminarli entro questa settimana e il testo potrebbe essere calendarizzato per martedì di quella successiva. Crocetta ha portato in conferenza dei capigruppo un elenco di ddl governativi, ma i parlamentari richiamandosi al regolamento hanno spiegato che i provvedimenti vanno trasmessi nelle commissioni di merito. Sei di questi ddl comunque non potrebbero essere esaminati perché mancano le relazioni tecniche.

 

E parlando proprio di variazioni di bilancio, ammonta a 71,44 milioni di euro la manovra di variazione prevista. Il governatore Rosario Crocetta ha consegnato un prospetto in conferenza dei capigruppo. Le entrate, pari a 71,44 mln, derivanti dal trasferimento dello Stato in base al patto di stabilità verticale, sono così ripartite: 25,2 mln ai comuni, 12 mln alle Province, 23 mln ai forestali, 8,9 mln alle associazioni (ex tabella h), 1 mln per le borse di studio in medicina, 1,3 mln per il contingente dei carabinieri presso gli uffici del lavoro. Il ddl deve ancora essere trasmesso in commissione Bilancio dell’Ars.

 

Bianchi peró si è dimesso, prima vittima della crisi. E ora? Resterà impantanata anche la norma che sblocca oltre 70 milioni di euro per i piccoli Comuni al collasso? È bene che i parlamentari regionali si rendano conto che la Sicilia è fuori da quel palazzo che li guarda e aspetta.

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