Sono stati presentati a Stoccolma i dati sul cambiamento climatico. Secondo il quinto rapporto dell’Onu emerge un dato ormai incontrovertibile: “l’influenza umana sul sistema climatico è chiara”.
PALERMO, 28 SETTEMBRE 2013 – Il Summary for policy makers dell’IPCC, documento di sintesi che è stato considerato “cruciale per la negoziazione sul cambiamento climatico” dalla guida dell’Organizzazione meteorologica mondiale WMO, Michel Jarraud. Un rapporto di circa un milione di parole e 1.200 grafici che “sono ridotte all’essenzialità di 10 grafici e circa 13000 parole” spiega Thomas Stocker co-chair dell’organizzazione che ha redatto il documento.
I documenti del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico, IPCC, che non ha condotto uno studio proprio, si basano sulle pubblicazioni delle riviste scientifica di tutto il globo. Proprio sulle riviste prese in considerazione per effettuare lo studio sono state pubblicate dopo il 2007, anno di pubblicazione del IV rapporto IPCC. Ed è in questo quarto rapporto che viene indicato in modo incontrovertibile che il pianeta stava vedendo crescere le temperature.
Oggi, attraverso il quinto rapporto dell’IPCC il dato che più degli altri pone l’accento sulla drammatica situazione del “global warming” è l’influenza umana sul cambiamento del sistema climatico. Sembrerebbe, quindi, che l’incidenza delle attività umane sul clima terrestre sia aumentata dal 66 per cento del 2001 al 95 per cento del 2012. Dalla metà del ‘900, un dato su tutti, il livello dei mari sarebbe cresciuto con un tasso maggiore rispetto a quello degli ultimi 2000 anni. Infatti, dai primi del 1900 l’aumento dei livelli del mare sarebbe di circa 19 cm.
Ma anche le temperature dei mari hanno subito un aumento importante negli ultimi decenni. Se è infatti vero che gli oceani assorbono più del 90 per cento dell’energia accumulata dal sistema climatico, la loro temperatura, negli strati meno profondi, è aumentata di 0,11 gradi per decennio dal 1970 al 2010. Questo aumento delle temperature, che in valori più ridotti, ha interessato anche gli strati più profondi degli oceani, ha un influenza anche sui ghiacci dell’Artico e della Groenlandia che hanno subito un continuo ridimensionamento nelle dimensioni.
Nonostante l’incidenza di alcune variabili naturali come le eruzione vulcaniche per Stocker non sembrerebbero essere così incidenti sul sistema climatico. Un cambiamento di visione quello che ha previsto dei modelli previsionali nuovi nell’ AR5 rispetto l’ultimo rapporto. Infatti, gli scenari possibili non sono più costruiti sulla base di possibili valori di emissione, ma sulla concentrazione di gas serra nell’atmosfera, evitando così di avere, nella costruzione di ipotetiche previsioni, dati che complicano i modelli previsionali.
Sembrerebbe inoltre che si presenti uno scenario molto complicato per il futuro del pianeta stessa. Infatti secondo il modello proposto entro la fine del secolo, per via delle attività umane, si potrebbe presentare uno scenario in cui gli oceani aumentano il loro livello di 60 centimetri e la temperatura potrebbe aumentare di quasi quattro gradi. Ma per evitare che questo accada è stato proposto un modello che garantirebbe la riduzione dell’aumento della temperatura sotto 1,5 gradi e un aumento degli oceani di non più di 40 centimetri.
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