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La sua campagna social diventa virale e il governo lo arresta

 

PALERMO, 28 SETTEMBRE 2013 – Succede in Cina, dove lo Stato detiene ancora il controllo di social è mezzi d’informazione virtuali.

 

L’avvertimento era già partito nei mesi scorsi, ache se la minaccia per gli utenti social i cui post avessero riscontrato oltre 5000 condivisioni sembrava realmente poco credibile, ma adesso le autorità cinesi hanno deciso di passare ai fatti. A farne le spese Yang Hui, uno studente sedicenne residente nella provincia di Gansu. Il suo reato? dubitare a mezzo social, utilizzando il Twitter cinese, “QQ”, sull’operato degli inquirenti nelle indagini sulla morte di un uomo della zona in cui Hui vive, ufficialmente, secondo quanto riporta il Los Angeles Times, archiviata come suicidio.

 

“Dov’è la giustizia? Sono passati tre giorni e due notti dalla morte e i principali media non hanno dato notizia delle cause della morte. La genge ancora non conosce la verità” ha scritto il ragazzino, una domanda condivisa un migliaio di volte e quindi lettissima.

 

Secondo la polizia locale, che ha di fatto portato a termine l’arresto, quel post così condiviso avrebbe potuto aizzare la gente alla protesta causando disturbi dell’ordine pubblico e – nientemeno – blocchi nel traffico. Il sedicenne è stato, in realtà, presto rilasciato senza pendenze giudiziarie a suo carico, ma il padre si è già premurato di catechizzare i giovani affinché non seguano lo scellerato esempio del figlio.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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