Costi della politica, nuovo stop per la Spending review in Ars

di Redazione

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Costi della politica, nuovo stop per la Spending review in Ars

| venerdì 27 Settembre 2013 - 09:32

palazzo dei normanni interno

PALERMO, 27 SETTEMBRE 2013 – Tutto fermo in commissione Spending review dell’Ars. La seduta prevista per oggi è stata nuovamente rinviata, al 2 ottobre. Si tratta del terzo giro a vuoto, tra slittamenti e proroghe, dell’organismo parlamentare che dovrebbe predisporre il disegno di legge di recepimento del decreto Monti sui tagli ai costi della politica, compresa la riduzione delle indennità dei deputati e le spese dei gruppi parlamentari.

 

La commissione avrebbe dovuto riunirsi per l’elezione del nuovo presidente, dopo le dimissioni di Antonello Cracolici (Pd), e per proseguire l’esame del ddl, arenatosi proprio attorno al taglio delle indennità dei deputati. Due le posizioni in campo: applicare tout court i tagli alle indennità come da decreto Monti e in linea con quanto hanno fatto le altre Regioni (11.100 euro lordi al mese) oppure ridurre le indennità dei deputati mantenendosi nel limite degli 11.100 euro lordi (oggi sono circa 20 mila euro) ma rimanendo agganciati al Senato e dunque con la possibilità di ritocchi in futuro.

 

I componenti della commissione hanno ricevuto una mail dal vice presidente vicario Mimmo Turano (Udc) con la quale ha informato i commissari del rinvio della riunione. “Cronaca di una morte annunciata”, commenta Francesco Cappello, deputato del M5s, e vice presidente della commissione. La commissione dovrebbe approvare il testo entro il 18 ottobre, termine ultimo assegnato dopo la proroga dello scorso luglio. I tempi a questo punto sono strettissimi. I commissari avranno quindici giorni di tempo per licenziare il ddl: “Anche se in realtà basterebbero cinque minuti”, dice Cappello.

 

Se non ce la farà entro i tempi prestabiliti, la commissione fallirà gli obiettivi per cui era stata istituita dalla Presidenza dell’Ars. Nel caso di fallimento, il presidente Giovanni Ardizzone ha già detto chiaramente che procederà per via amministrativa con proprio decreto. A quel punto gli articoli del ddl già approvati, sette su dieci, decadranno.

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