PALERMO, 26 SETTEMBRE 2013 – Sindaci siciliani in piazza a Palermo per spingere la politica regionale a prestare maggior attenzione alla situazione degli enti locali. Sono 300 i primi cittadini che si trovano davanti a palazzo dei Normanni, manifestando il loro malumore.
I sindaci non verranno, però, ricevuti da Rosario Crocetta, in questo momento alle prese con i problemi di tenuta del suo governo. “Prendiamo atto dell’assenza del presidente della Regione – dice Paolo Amenta, vicepresidente vicario dell’AnciSicilia – che ha disertato la richiesta d’incontro dei sindaci della Sicilia. Ancora una volta il presidente dimostra disinteresse verso gli amministratori locali stretti dalle difficoltà finanziarie e dalla mancanza di trasferimenti che attanagliano i comuni. Sono amareggiato a nome dei miei colleghi ancora di più perchè molti di noi lo hanno sostenuto in campagna elettorale”.
“Non è accettabile che temi di importanza vitale per gli enti locali come i trasferimenti regionali e le riforme istituzionali, siano trattati in maniera superficiale e attraverso soluzioni improvvisate – aveva precedentemente affermato Amenta, insieme a Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’AnciSicilia -. Per questi motivi, l’associazione ha chiamato a raccolta tutti gli amministratori dell’Isola per ridefinire, una volta per tutte, il rapporto tra la Regione e i comuni, in modo tale da rendere questi ultimi protagonisti a pieno titolo della politica regionale”.
”Vogliamo sottolineare, inoltre, – avevano aggiunto – che non è concepibile pensare di risolvere, come è stato proposto dal governo nell’ultima Conferenza Regione-Autonomie locali, i problemi finanziari dei piccoli comuni sottraendo, ancora una volta, risorse ai grandi comuni. Questi ultimi, infatti, hanno subìto le pesanti conseguenze delle scelte del governo nazionale in materia di Imu e sul fronte dei trasferimenti. Non si possono portare avanti discutibili riforme ordinamentali senza il coinvolgimento degli enti locali e con il serio rischio di portare in Sicilia il caos istituzionale”.