PALERMO, 26 SETTEMBRE 2013 – Un sequestro di beni per il valore di 650 mila euro è stato eseguito dalla Guardia di finanza nei confronti di Giovanni Rao, 47 anni, piccolo imprenditore arrestato nell’aprile del 2013. Il provvedimento è stato messo in atto a seguito di un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.
Il patrimonio è costituito da un’attività commerciale, cinque fabbricati, tre autovetture, un motociclo e disponibilità finanziarie. Rao è accusato di tentata estorsione, unita a plurime minacce, perpetrata con altri soggetti ed aggravata dal metodo mafioso, ai danni del titolare di un’attività di ristorazione nel capoluogo palermitano al quale veniva richiesta la cosiddetta “messa a posto” per lo svolgimento della propria attività commerciale.
Il soggetto nei cui confronti è stato ora eseguito il sequestro aveva cercato di intimidire l’imprenditore manifestandogli la propria appartenenza all’organizzazione Cosa Nostra e richiedendogli quindi una somma di denaro che, a suo dire, serviva per il sostentamento delle famiglie dei detenuti. Di fronte alle resistenze manifestate dall’imprenditore estorto, venivano poste in essere condotte minatorie, tra cui due tentativi di intrusione, danneggiamenti e, in un’occasione, il rinvenimento di una tanica di benzina, allo scopo evidente di “convincere” l’imprenditore ad aderire alle richieste illecite, che sono poi state denunciate dall’imprenditore in questione.
Nel corso degli accertamenti patrimoniali per l’applicazione delle misure di prevenzione è stata accertata la riconducibilità al soggetto malavitoso di un’attività commerciale di vendita di componenti elettronici in Palermo, la quale, formalmente intestata al figlio, veniva di fatto gestita dallo stesso, nonché la titolarità di cinque unità immobiliari in Palermo, 3 autoveicoli, 1 motoveicolo e disponibilità finanziarie (conti correnti, depositi a risparmio e polizze assicurative), per un valore complessivo di circa 650.000 euro.
Tale patrimonio, non risultando essere in linea rispetto ai redditi dichiarati dal nucleo familiare, veniva pertanto sottoposto a sequestro.