PALERMO, 26 SETTEMBRE 2013 – «Il volo è in ritardo di 90 minuti, un militare perderà la sua ultima connessione e Easyjet rifiuta di aiutarlo per arrivare a Portsmouth. Facciamo qualcosa»: è bastato questo tweet a rischiare di compromettere l’imbarco di Mark Leiser, avvocato e dottorando alla Strathclyde University di Glasgow.
«Mi ha detto che non mi avrebbero fatto salire a causa del tweet – spiega l’avvocato – dopodiché è arrivato un manager che ha chiesto all’assistente se avessi dei bagagli a bordo. Mi hanno detto che avrei potuto immaginare cosa sarebbe successo con un tweet del genere, e io ho risposto che la mia era una critica, che per fortuna esiste ancora la libertà di parola».
Secondo quanto raccontato a Leiser, la compagnia gli ha fatto anche delle domande circa la sua professione e solo dopo aver mostrato il suo tesserino d’avvocato, Leiser non ha incontrato ulteriori ostacoli ed è riuscito a salire a bordo. Tuttavia, Easyjet smentisce quanto affermato dall’avvocato e spiega di non “aver mai negato l’imbarco a causa dei commenti sui social network” e che ciò accade solo in rari casi, aggiungendo che prendono in considerazione questa possibilità solo “sulla base di un comportamento disturbato”.