PALERMO, 25 SETTEMBRE 2013 – Antonio Belcuore, ex dirigente regionale del Servizio turistico di Taormina, racconta in una lunga lettera a Si24 – che proponiamo integralmente – i suoi giorni da coinvolto nella nell’inchiesta sui Grandi Eventi, il maxi procedimento che ha portato, lo scorso giugno, all’arresto di diciassette persone. Belcuore, che ha trascorso anche sei giorni in carcere, difende il suo operato e parla dei suoi rapporti decennali con Faustino Giacchetto, altro protagonista delle cronache giudiziarie regionali degli ultimi mesi; nonché dell’operato della magistratura nel gestire il caso “Grandi eventi” (all’interno il testo integrale della lettera).
“Guardandomi allo specchio mi dico “6 giorni di carcere, 50 di arresti domiciliari e 40 di obbligo di dimora, più la sospensione dal lavoro per lo stesso periodo, sono misure che, prima di vivere questa triste avventura, immaginavo per un delinquente pericoloso e recidivo”.
Poi penso: “O non sono io, o dopo quasi 50 anni non so chi sono”.
Una vicenda assurda che merita un minimo di spiegazione per le centinaia di persone che mi hanno manifestato la loro solidarietà ed una mia riflessione ad “alta voce” sulla mia storia personale.
Sto per compiere 19 anni di impiego nell’Amministrazione Pubblica. In tutti questi anni ho sempre evitato di fare il burocrate immobile, quello che sa solo dire “non si può fare”: ho sempre cercato di trovare le giuste soluzioni per dimostrare che la nostra terra sa essere ricca di iniziative e porsi al cospetto del consesso internazionale. Ripensandoci, forse sarebbe stato meglio rimanere sulla strada del burocrate ammuffito, visto anche il processo sommario a mezzo stampa di cui sono stato vittima prima ancora di essere giudicato da un tribunale.
In dote mi porto, comunque, di questi 19 anni rapporti con centinaia di imprese, sempre improntati al rispetto reciproco, alla correttezza e alla collaborazione. Rapporti dai quali, senza alcuna preoccupazione di essere smentito, non ho mai ricavato alcun beneficio personale.
Con questo criterio di efficienza e trasparenza, ho gestito le funzioni delegatemi dall’Assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Il rispetto reciproco e la totale condivisione progettuale tra pubblico e privato mi hanno permesso di organizzare, tra l’altro: 1) il più bel campionato che la Scherma mondiale ricordi, l’edizione dei record sia per le nazioni partecipanti (ben 116) sia per il numero degli atleti (oltre 1200), per la prima volta trasmessa “live” in tutto il mondo); 2) la tappa con il più alto indice d’ascolti della storia del Giro d’Italia: oltre 120 milioni di telespettatori nel mondo per la tappa Messina-Etna dell’edizione 2011; 3) il Sicilian Open Golf, due edizioni che, come ha ricordato Sir Rocco Forte (titolare del brand “Rocco Forte Luxury Collection”, che ha investito oltre 200 milioni euro a Sciacca) ha permesso alla Sicilia di essere finalmente “in onda” nel mondo (circa 350 milioni di telespettatori dall’Estremo Oriente alle Americhe nei giorni del torneo) e di diventare una destinazione golfistica con risultati tangibili sull’economia della Regione.
Proprio in tale contesto si inquadra il rapporto “incriminato” con Fausto Giacchetto, rapporto ultradecennale, certamente solido ed anche amichevole, e, proprio per questo, agli occhi dei magistrati inquirenti incomprensibile e pericoloso.
Eppure, fino al 3 luglio 2012 Giacchetto non faceva parte dell’elenco degli infrequentabili; anzi, risultava molto ben accreditato in tutti gli uffici della Regione per la sua preparazione sulla normativa comunitaria e per la sua attività di consulente nel campo della comunicazione.
È proprio nella sua qualità di consulente che Giacchetto ha intrattenuto rapporti con me sulle uniche vicende contestatemi: il Taormina Fashion Awards, in qualità di consulente dell’Associazione Azimut di Roma (società scelta dall’Assessore Regionale del Turismo quale partner dell’Amministrazione per la realizzazione dell’iniziativa) ed il Sicilian Ladies Italian Open di Golf, quale consulente della Space (società partecipante alla procedura negoziata per la realizzazione dell’evento).
In entrambi i casi, nei miei confronti Giacchetto si è sempre comportato da persona corretta; il rapporto esistente, d’altronde, non avrebbe consentito altro tipo di atteggiamento.
Ma per i magistrati non poteva essere così: Giacchetto mi avrebbe corrotto per avere benefici – non ho ancora capito di che tipo, atteso che le manifestazioni si sono regolarmente svolte con ottimi risultati (unico mio vero scopo) – con la consegna di una cassa di vino durante le festività di Natale del 2011 e, addirittura nel giugno del 2010, dunque ben 18 mesi prima dei fatti contestati, di un fantomatico iPad, mai ricevuto e conseguentemente in ben due perquisizioni mai trovato.
Questi elementi sono stati ascritti come prova della corruzione conclamata del delinquente che scrive. Certo, quanto meno rispetto all’iPad, almeno 3 bicchieri di vino ho avuto la possibilità di berli.
Perché allora parlare di corruzione quando dall’esame dei conti correnti bancari mio e di mia moglie, sotto controllo e scandagliati dal 2007 al 2013, non è emerso nulla se non il pagamento mensile della rata del mutuo, quella dell’automobile e della moto, la canalizzazione di tutti i servizi (acqua, telefono, luce e gas), lo scarsissimo uso di denaro contante, vista l’utilizzazione massima della moneta elettronica (quindi di facile riscontro)? Forse le perquisizioni andavano fatte con il martello pneumatico per controllare se, come si faceva una volta, i soldi ricevuti li avessimo riposti “sutta a visula”…. o forse le misure restrittive mi sono state comminate perché altri erano gli obiettivi della Procura…
A mio parere, un magistrato che indaga su una persona ha il dovere di approfondire la storia personale e professionale dell’indagato, oltre ad analizzare con attenzione tutte le procedure che questi ha utilizzato. Il magistrato rappresenta lo Stato, ha il dovere di fare un’indagine scrupolosa e non superficiale ed ha il dovere di cercare la verità senza pregiudizi e teoremi preconfezionati.
Se così fosse stato, guardando ad esempio ad uno dei passaggi dell’Ordinanza di custodia cautelare, probabilmente non ci sarebbe stato motivo di chiedersi con sospetto come mai la Federazione Italiana Golf mi avesse invitato nel febbraio del 2011 per partecipare ad una riunione preliminare sulla possibilità di organizzare in Sicilia gli Open d’Italia femminili. Sarebbe bastato approfondire il tema per scoprire che sono stato di fatto il solo Dirigente pubblico che in Sicilia si sia occupato continuativamente di golf nella sua quasi ventennale attività tra l’altro da tempi non sospetti (dall’organizzazione di ben 3 edizioni degli Open d’Italia di golf femminile nel 1995, 1996 e 1997, alla realizzazione della conferenza stampa mondiale del Dolomiti SuperSki con annesso torneo di golf nel 1998, alla tesi finale sul tema “Il Golf come strumento per lo sviluppo turistico della Sicilia” al corso-concorso della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, superato con “ECCELLENTE” nel 2000).
Sarebbe bastato acquisire queste semplici informazioni per avere la risposta sul perché dell’invito, se non ci trovassimo di fronte al pregiudizio e ad un teorema preconfezionato. Teorema del tipo: “se un funzionario manovra milioni di euro, qualcosa in tasca gli resta per forza”. Si tratta di equazioni che possono avere corso in una chiacchiera da bar, non in un’indagine in cui sono gioco la libertà, il lavoro e il futuro di una persona.
Per le considerazioni suddette e per quello che ho fatto in questi anni per l’Assessorato al Turismo, mi sarei aspettato un minimo di reazione da parte degli Assessori e Dirigenti generali che si sono succeduti dal 2009 al 2012 (avranno scelto coraggiosamente di defilarsi, visto che l’inchiesta non li ha nemmeno sfiorati…). Non un moto di solidarietà nei miei confronti, ma almeno una difesa delle loro scelte programmatiche dalle accuse di ladrocinio, formulate da chi ha dimostrato di non conoscere neanche le procedure più elementari di gestione della cosa pubblica.
Per contro, hanno molto dichiarato alcuni rappresentanti di istituzioni regionali e nazionali che, senza conoscere né i fatti né le persone coinvolte, si sono lasciati andare in affermazioni e giudizi da Tribunale dell’Inquisizione.
Soggetti questi che, per mascherare la propria inutilità e inadeguatezza conclamate, hanno bisogno di rubare quotidianamente l’onestà, il rispetto e la dignità di chi lavora ed accreditarsi così falsamente nei confronti della pubblica opinione. L’ennesimo mistero di questa terra che un giorno, forse, sarà bellissima”.