PALERMO, 24 SETTEMBRE 2013 – Gli assessori del Pd non si dimettono. In un botta e risposta, conferenza stampa contro conferenza stampa, assessori di area Pd – Bianchi, Scilabra, Lo Bello e Bartolotta – contro dirigenti regionali del Pd – Lupo, Gucciardi e Cracolici è un pomeriggio di fuochi e fiamme nei palazzi della politica siciliana, in una crisi di governo che, in fondo, non è altro che il riflesso della crisi che da mesi sta sgretolando il Partito democratico, in attesa di un congresso che non è detto che riesca a sciogliere tutti i nodi venuti al pettine.
Chiuso il capitolo di governo con Crocetta, la direzione del Pd ha intimato ai quattro assessori di dimettersi. Ma Bianchi, Scilabra, Lo Bello e Bartolotta non ne hanno alcuna intenzione. “Il Partito democratico – dice con rabbia l’assessore per la Formazione professionale Nelli Scilabra – ha concordato un programma con il presidente Crocetta. Un programma più che rispettato. Così come le nostre nomine sono state concordate col Partito democratico. E noi siamo quattro dirigenti del Partito democratico. Nessuno puó giocare a chi è più Pd degli altri. Ci sentiamo offesi dalle dichiarazione del nostro segretario, perchè qui non ha scherzato nessuno in questi dieci mesi. Una decisione del genere quanto meno merita un referendum degli iscritti del PD. Noi non ci dimettiamo”.
L’assessore all’Ambiente e al Territorio, Mariella Lo Bello, sembra ancora più infuriata: “Cosa hanno da recriminare? Stiamo facendo la rivoluzione, non possiamo stare dietro agli strateghi della politica e dei partiti, perchè per la Sicilia non c’è più tempo. Abbiamo portato grandi risultati a questa terra. Di cos’è che non abbiamo parlato? Ci sono dei temi che non abbiamo affrontato con la giusta severità, soprattutto nel settore della Formazione: dovrebbero ringraziarci perchè le cose che abbiamo scoperto non si possono raccontare”.
Ironico l’assessore per l’Economia Luca Bianchi: “Dicono tanto bene di me (Cracolici lo ha lodato ieri alla direzione del Pd, n.d.r) e poi mi chiedono le dimissioni”. “Le mie dimissioni sono sempre sul tavolo. Dal giorno del mio insediamento. Sono in difficoltà. Posso dire che non parteciperó mai a un governo che non abbia l’appoggio del Pd. Mi sto chiedendo se ho ancora credibilità per andare sui tavoli nazionali a parlare del futuro della Sicilia. Se abbiamo ancora la forza di andare avanti allora io ci sto, ma ci sono molte cose da discutere, da comprendere”. “Per senso di responsabilità resto ancora ad aspettare. Prima non faró passi indietro”.
“Non ho ancora deciso se mi dimetteró oppure no – dice l’assessore per le Infrastrutture, Nino Bartolotta. – Molto dipenderà dalle valutazioni che faremo sulle possibilità he questo Governo avrà di qui in avanti di incidere profondamente sul futuro della Sicilia. Questa crisi ha ragioni che non hanno niente a che fare con il nostro operato, per questo ci penseró ancora un po’ prima di decidere”. “Il Pd non puó pensare – dice – che questo sia il momento di avviare una crisi. Voglio sperare che ci siano margini per riaprire il dialogo”.
“Parleremo anche col Pd nazionale – promette Bianchi – per capire loro come la pensano su questa crisi che si è aperta in Sicilia”. Forse, un tentativo per scavalcare le beghe del partito regionale.
A Palazzo dei Normanni, intanto, sono tutti in fibrillazione. Il Pd che ha dato lo scacco matto a Crocetta e, boicottato dai quattro assessori pensa a come riorganizzarsi per mantenere il partito unito. L’Udc e i vari gruppo centristi che aspettano il via libera del governatore per occupare il Palazzo. Il Movimento 5 Stelle che, in fondo, un po’ gode del fallimento di una politica che ha sempre criticato e annuncia, come sempre coerente, una mozione di sfiducia per porre fine “a questa disastrosa esperienza”. Il Pdl e il centrodestra che stanno a guardare dalle finestre e, definendosi “opposizione responsabile”, potrebbero vendicare l’affronto di Lombardo e diventare parte della nuova maggioranza, in una riedizione delle larghe intese di Palazzo Chigi. La Destra con Nello Musumeci, ex avversario del presidente della Regione alle elezioni di ottobre 2012, che inorridisce all’idea di far parte degli “uomini” di Crocetta ma pensa alla possibilità di votare alcuni provvedimenti urgenti per la Sicilia.
Da parte sua, il presidente della Regione, attaccato da più fronti, si barrica nella torre e risponde a colpi di cannone: “Tutto questo è successo soltanto perché certi deputati regionali del Pd volevano fare pure gli assessori”. Certo, adesso per Crocetta è arrivato il momento di lasciare il capezzale della sua scorta ferita e di prendere in mano la situazione. Le mozioni di sfiducia sono già nei cassetti dei Gruppi di Palazzo dei Normanni e in tempi come questi non avrebbero difficoltà a trovare deputati disposti a tornare al voto. Ma una volta alle urne, quale sarebbe lo scenario che si presenterebbe ai siciliani?