PALERMO, 23 SETTEMBRE 2013 – “Nino Madonia ha eseguito, organizzato e pianificato l’omicidio Bosio”. Con queste parole il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi ha chiesto, quasi in chiusura di dibattimento, la modifica del capo di imputazione per l’ex reggente del mandamento di Resuttana, accusato davanti alla Corte d’Assise di aver ucciso il medico Sebastiano Bosio il 6 novembre del 1981. La difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Clementi, replicherà alla richiesta dell’accusa nella prossima udienza, che si terrà il 28 ottobre.
Madonia si è dichiarato sempre estraneo all’assassinio del medico palermitano: “Non ho mai conosciuto Bosio né sono stato mai visitato da lui”, si è sempre difeso. Ma è stato rinviato a giudizio soprattutto in base ad una perizia redatta dai carabinieri del Ris, secondo cui la calibro 38 usata per uccidere Bosio sarebbe stata la stessa che sette mesi dopo, il 5 giugno 1982, fu utilizzata dal killer di Resuttana per uccidere due meccanici di Passo di Rigano, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. Per quel duplice omicidio, Madonia è stato condannato, pur affermando la sua innocenza: “C’é stato un errore giudiziario – ha spiegato -. Non ho nessuna responsabilità. Sono tanto una vittima sacrificale della stagione dei collaboratori. Tra l’altro non ho mai fatto parte di Cosa nostra”. Su uno dei pentiti che lo ha accusato, Salvatore Cucuzza, Madonia ha spiegato che i due avrebbero avuto uno “screzio in carcere”.
Il motivo dell’uccisione di Bosio, secondo le testimonianze di alcuni pentiti, sarebbe stato nel fatto che avrebbe curato in modo superficiale alcuni boss accorsi da lui dopo essere stati vittime di scontri a fuoco. Si scoprì in seguito che Bosio aveva avuto una diatriba, almeno telefonica, con l’allora direttore sanitario dellìOspedale Civico, Giuseppe Lima, fratello di Salvo, il sindaco del “sacco di Palermo”, poiché Lima gli avrebbe imposto di svolgere delle “operazione privilegiate”.