ROMA, 21 SETTEMBRE 2013 – Il cambiamento dello statuto del partito provoca l’ennesimo scontro all’interno del Pd. La modifica dell’articolo 3 per superare l’automatismo tra segretario e candidato premier ha raccolto un ampio fronte di contrarietà. Da Rosy Bindi al veltroniano Enrico Morando, a Pippo Civati, in tanti hanno chiarito il loro dissenso. E dopo l’impasse scaturita da questa diversità di vedute ecco il nulla di fatto. Lo statuto del Pd non sara’ modificato.
Lo ha annunciato Guglielmo Epifani in assemblea. “La commissione propone di ritirare le modifiche allo statuto, anche perché non saremmo presenza del numero legale di maggioranza”, ha spiegato. Detto questo, ieri è già stata fissata la data dell’8 dicembre per le primarie e “il percorso proseguirà sulla base di queste scelte formalmente ineccepibili”. Sarà la direzione a fissare le regole della competizione.
Quando è stata messa ai voti la richiesta di votazione per parti separate, deve essere apparso plasticamente che la modifica sarebbe stata a rischio tanto che la votazione è stata annullata e si è riconvocata la commissione congresso. Anche tra i renziani serpeggia il malumore. L’ordine di scuderia era votare le modifiche proposte ma dal pattuglione sono arrivati non pochi segnali di dissenso. Possibile dunque che la modifica non ottenga i voti necessari. L’ipotesi che circola tra i delegati è che potrebbe saltare la riforma dell’articolo 3 e restare la sola riforma dell’articolo 18 che rende permanente la possibilità di concorrere alle primarie per più esponenti del Pd.