PALERMO, 20 SETTEMBRE 2013 – Cefalù racchiude in sé qualcosa di unico e affascinante e chi ci è stato almeno una volta lo sa bene. Lo si capisce già alla prima visita, quando ci si avvicina all’ingresso del paese e si vedono la costa e la spiaggia a ridosso del centro abitato, in una posizione che appare inusuale.
E lo si continua a percepire mentre si percorrono i vicoli e le stradine, passo dopo passo sul basolato, fino alla grande piazza del Duomo con le alte palme, destinazione tradizionale di ogni turista. Visto dall’alto, il centro storico è un insieme di tetti stretti stretti, quasi uno sull’altro, e ti sembra quasi di poter prendere tutto con le mani.
A due passi da Palermo, Cefalù si trova ai piedi di un promontorio roccioso, si affaccia su un bel golfo e fa parte del Parco delle Madonie. Il panorama è inconfondibile, così come il nucleo medievale, proprio sotto la rocca di Cefalù. Ideale per una piccola fuga in ogni stagione, sicuramente dà il meglio di sé in estate, quando turisti locali, nazionali e internazionali arrivano a triplicarne la popolazione, affollando spiaggia, piazze e stradine. Dal punto di vista storico, si può partire dall’epoca preistorica, per proseguire con numerose dominazioni, dai greci, ai romani, fino a bizantini e normanni, per poi ricongiungersi al destino del resto della Sicilia.
Il Duomo sarebbe sorto, secondo la leggenda, in seguito al voto fatto da Ruggero II al Santissimo Salvatore, dopo essere scampato ad una tempesta; in realtà, le reali motivazioni sarebbero di carattere politico-militare, perché si tratta di una costruzione simile ad una fortezza.
Altro passaggio irrinunciabile è al lavatoio medioevale: impossibile non trovarlo, si trova su via Vittorio Emanuele e si presenta con una scalinata di pietra lavica e lumachella, che conduce alle vasche riempite d’acqua che scorre da ventidue bocche di ghisa. Tante sono le feste folcloristiche, in ogni periodo dell’anno: molte sono le scuse per fare una gita o una vacanza a Cefalù, ma la verità è che non ne serve nessuna.
Goethe ha detto che “È in Sicilia che si trova la chiave di tutto“: ecco, la chiave di questo piccolo centro sta nella sua stessa essenza, semplice eppure inconfondibile, che ne costituisce la ragion d’essere nel continuo incontro tra passato e futuro.