La legge contro l’omofobia delude. “Licenza di uccidere, vittoria amara”. La lettera di Arcigay

di Redazione

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La legge contro l’omofobia delude. “Licenza di uccidere, vittoria amara”. La lettera di Arcigay

| venerdì 20 Settembre 2013 - 05:59

legge contro omofobia daniela tomasino si24

PALERMO, 20 SETTEMBRE 2013 – La Camera dei Deputati ha approvato una legge a lungo desiderata: l’estensione della Legge Mancino (“Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”) anche ai crimini d’odio rivolti alle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, trans). In altre parole, se approvata anche al Senato, i crimini violenti commessi ad esempio verso una trans soltanto perché è una trans avranno un’aggravante, e l’incitamento all’odio e l’istigazione alla violenza saranno puniti.

La legge è stata approvata dopo mesi di discussione e decine di interventi in aula che hanno mostrato quanto pericolosamente alto sia il livello di ignoranza, di fanatismo religioso, di omofobia tra i deputati del nostro Paese.

 

Ma c’è un fatto ancora più grave, che rende questa “vittoria” amara e la svuota di significato: è stato approvato un emendamento proposto da Scelta Civica e Pd, che svuota del tutto il senso stesso dell’incitamento all’odio, e che invece assegna una sorta di “licenza di uccidere”: “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.

 

In altre parole l’odio razziale, omofobico, religioso da ieri è legittimato, purché perpetrato all’interno di organizzazioni e istituzioni. Un politico può liberamente affermare in Parlamento, come è già successo, che un gay è malato, o che un ebreo è usuraio, uno “zingaro” ruba i bambini, etc. Quello che è avvenuto ieri, in un Paese che secondo Amnesty International e le principali organizzazioni internazionali occupa gli ultimi posti in Europa per la salvaguardia e il rispetto dei diritti umani, è estremamente grave, e segna una deriva che difficilmente potrà essere corretta: l’Italia di domani sarà ancora più razzista, omofoba, islamofoba, antisemita.

 

C’è ancora la speranza che la legge venga modificata in Senato, ma è una speranza debole. Alla Camera, Sel e Movimento 5 Stelle si sono opposti con strenua determinazione, e i deputati M5S hanno persino fatto un simbolico gesto di protesta, baciandosi in aula senza distinzione di sesso (clicca qui per vedere il video del bacio collettivo in Aula): ma in Senato i voti del Pd, che ha voluto quest’emendamento, sono ancora più determinanti.

 

Cosa provano in queste ore le persone LGBT italiane? Dalle associazioni e dalle rete emerge un grande senso di sconfitta e di amarezza: il Parlamento, probabilmente per difendere un governo in equilibrio sempre più instabile, ci ha consegnato senza pudore nelle mani di fanatici religiosi, organizzazioni neonaziste, leghisti, e di qualunque altro gruppo organizzato faccia dell’odio il centro delle proprie attività. Il Parlamento ha scelto di giocare con la pelle di milioni di persone, ignorando secoli di derisioni, persecuzioni, omicidi, aggressioni. Il Parlamento, e il Pd in particolare, ha scelto di stare dalla parte di chi odia e discrimina, preservando il suo diritto a odiare e discriminare.

 

Proprio in questi giorni notavo con amarezza quanti giovani gay, lesbiche e trans stanno andando all’estero: quasi tutti i giovani della mia associazione, dopo anni e anni di studio, con lauree, master e dottorati alle spalle, hanno scelto o stanno scegliendo di abbandonare un Paese che non dà loro alcuna speranza lavorativa seria, e che non li considera cittadini come tutti gli altri. Se la situazione è difficile per tutti gli italiani, per chi non ha diritti rischia di diventare drammatica.

 

Le parole che sono state dette ieri dai deputati leghisti, o da persone come Alessandro Pagano, e la legge che sta arrivando ora al Senato, confermano tristemente che la scelta di andarsene in un altro paese europeo può essere, drammaticamente, l’unica occasione di vivere in un Paese autenticamente civile. Noi non ci arrendiamo: continuiamo la nostra opera di informazione e sensibilizzazione rivolta ai cittadini, e invitiamo tutti alla mobilitazione. Sabato a Palermo protesteremo contro questa legge e invitiamo tutte le persone libere a farlo con noi.

 

* Presidente di Arcigay Palermo

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