PALERMO, 19 SETTEMBRE 2013 – Di scesa in campo in scesa in campo. Il videomessaggio, l’ennesimo, di Silvio Berlusconi, pare essere parte di un continuum mai interrotto con quel video che nel 1994 ne sancì l’ingresso in politica.
Stesso sfondo, stesso protagonista, stessa bandiera, quella di Forza Italia, stessi toni da campagna elettorale per mascherare un verdetto, quello della Giunta chiamata a decidere sulla decadenza del leader del centrodestra, che, pur procrastinando ulteriormente, si avvicina sempre più alla sua decisione.
“Decaduto o no io resto in campo” è il motto del Cavaliere, che in poco più di 16 minuti non risparmia attacchi a nessuno, dalla magistratura, a cui non manca di attribuire le colpe di una sentenza “mostruosa e politica”, quella Mediaset, che dimezza la democrazia in Italia e che “gode di una totale irresponsabilità e immunità; alla sinistra che spesso la guida. Attacca persino gli alleati. È chiaro, infatti, il riferimento quando Berlusconi sostiene di non aver mai potuto godere di una vera e propria maggioranza di governo (nonostante le vittorie schiaccianti come nel caso del 2008) per colpa dei piccoli partiti della coalizione e delle loro periodiche richieste. Risparmiato, almeno per ora, il governo Letta. Berlusconi infatti, si è limitato semplicemente a a i suoi ministri “per fermare il bombardamento fiscale”.
FORZA ITALIA BIS – Il ritorno al partito dei primi fasti politici fa da sottofondo all’intero videomessaggio. Un crescendo che culmina con l’incitazione finale e alla chiamata alle armi (idealmente) i sostenitori del Cavaliere, a cui è stato chiesto di scendere in campo e lottare al fianco del proprio leader.
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DECADENZA – Sul fronte della Giunta per le elezioni e l’immunità del Senato, intanto, si discute di decadenza in maniera piuttosto concitata. Dopo la bocciatura, infatti, per 15 voti a uno, della proposta del senatore pidiellino Andrea Augello, che molto si è impegnato a far sì che la Giunta non prendesse in considerazione le richieste di decadenza in aula si è scatenato un piccolo inferno, con Pd, M5S, Scelta civica, il rappresentante socialista del gruppo Autonomie e il presidente della Giunta, Dario Stefàno di Sel, che hanno votato in favore della decadenza, da un lato e Pdl, Lega e Gal, che hanno abbandonato i lavori della giunta per non farvi ritorno dall’altro.