PALERMO, 17 SETTEMBRE 2013 – Proseguirà in Cassazione il processo “Mafia e appalti”, che nel 2010 fece finire in manette 19 persone tra imprenditori ed esponenti della criminalità organizzata. La Procura Generale di Palermo ha, infatti, deciso di ricorrere presso la Suprema Corte contro le assoluzioni in secondo grado di alcuni degli imputati chiave.
In particolare, i giudici della sesta sezione penale della Corte d’Appello, presieduto da Biagio Insacco, a latere Roberto Binenti e Roberto Murgia, avevano assolto l’architetto Vincenzo Rizzacasa, titolare della società Aedilia Venusta, espulsa nel 2010 da Confindustria; l’ingegnere Francesco Lena, proprietario dell’azienda vitivinicola Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono; l’imprenditore Salvatore Sbeglia e il nipote Francesco, per il quale è stato escluso l’aggravante di avere agevolato la mafia “perché estinto per prescrizione”, e Vincenzo Marcianò.
La vicenda aveva avuto inizio nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2010, quando il gip Maria Pino firma una serie di provvedimenti di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta “Mafia e appalti”, coordinata dalla Dda, che scoprì e scardinò il sistema attraverso cui la mafia, secondo l’accusa, avrebbe controllato per anni il mercato dell’edilizia. L’8 novembre il gup Luigi Petrucci conferma quasi tutte le richieste del pm Nino Di Matteo, tranne per Francesco Lena che viene assolto da tutti i capi d’imputazione “per non aver commesso il fatto”. Infine il 17 gennaio di quest’anno è stata proclamata la sentenza della Corte d’Appello.