La delegittimazione dell’antimafia e le preoccupazioni del procuratore Lari

di Redazione

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La delegittimazione dell’antimafia e le preoccupazioni del procuratore Lari

| martedì 17 Settembre 2013 - 04:39

mafia procuratore sergio lari

PALERMO, 17 SETTEMBRE 2013 – Il Procuratore di Caltanissetta Segio Lari fa sul serio. È preoccupato per quanto sta accadendo in Sicilia e così lancia l’allarme: “Cosa nostra si sta riorganizzando, sta rialzando la cresta”. Parole dure, parole che ai siciliani che hanno vissuto le guerre di mafia e le stragi del 1992 riportano a galla vecchi traumi, quella vecchia sensazione di orgoglio ferito. Ma secondo Lari non c’è da scherzare o da stare troppo a riflettere.

 

È in difficoltà il procuratore nisseno quando gli chiediamo quali sono i segnali che lo hanno spinto a lanciare un’allerta così pesante. “Di molti indizi non posso parlare – dice a Si24 – perché fanno parte di complesse indagini investigative su cui stanno lavorando i miei uffici o le altre procure, ma credo sia sotto gli occhi di tutti che c’è fermento nella criminalità organizzata: intimidazioni, minacce, richieste di pizzo. La mafia vive ancora in maniera parassitaria a danno della nostra società. Non possiamo non tenere in considerazione le segnalazioni che ci arrivano da fonti anonime e, ancora più gravi, le preoccupazioni di esponenti delle forze dell’ordine”.

 

Ma c’è qualcosa di ancora più “subdolo” che non fa dormire sonni tranquilli al procuratore nisseno e si tratta della posizione che sembra si stia diffondendo nei confronti di chi denuncia, soprattutto nell’ambito del racket. “C’è un atteggiamento sprezzante di delegittimazione dell’antimafia che può avere conseguenze gravissime – denuncia Lari. – Non capisco come si possa attaccare chi ha scelto di denunciare i propri aguzzini e di fare del proprio coraggio un vessillo”. Probabilmente la colpa è di un certo dibattito politico, in salsa tipicamente siciliana: sono tanti i personaggi che – a partire proprio dal “prototipo”, il presidente della Regione Rosario Crocetta – hanno scelto di concentrare, se non tutto, buona parte del proprio agire politico sulla lotta alla mafia. E questo loro impegno è diventato, quindi, di diritto, argomento di discussione delle arene politiche, sottoponendosi alle regole della delegittimazione e dell’attacco personale che regolano da anni il confronto tra leader.

 

Lari è disposto ad accettare la nostra ipotesi, ma continua strenuamente a battersi affinchè non passi per giustificazione. “È possibile che le ragioni della diffusa delegittimazione dell’antimafia siano di natura politica – ammette – però mi chiedo: perché attaccare chi ha fatto dell’antimafia una propria bandiera, perché non far sì che quella bandiera sia il vessillo di tutti, per cui tutti lottiamo. Se così fosse non dovremmo più preoccuparci di essere sconfitti dall’illegalità e dalla criminalità organizzata”. Il procuratore nisseno, che è stato anche in corsa per la Procura nazionale antimafia dopo l’elezione al Senato di Piero Grasso, sciorina una serie di episodi preoccupanti, dalle intimidazioni al prefetto di Caltanissetta in merito alle zone franche agli attacchi al presidente di Confindustria Trapani che ha denunciato i suoi estorsori. “Non possiamo isolare le vittime – dice – o creeremo tanti altri piccoli Libero Grassi”.

 

Un messaggio accolto e rilanciato dal presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, che è sceso in campo proprio nei giorni scorsi per difendere Gregory Bongiorno di Confindustria Trapani dagli attacchi di Pietro Agen di Confcommercio: “Da tempo Confindustria, Addiopizzo e Fai, la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane, stanno conducendo una grande campagna non solo contro il racket del pizzo, ma in generale contro il malaffare che, in Sicilia, per anni, ha controllato diversi centri di potere”.

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