PALERMO, 16 SETTEMBRE 2013 – “Se sei brutto ti tirano le pietre…” cantava Antoine in suo successo di fine anni sessanta presentato a Sanremo. Il problema è che nell’Italia degli anni ’10 se sei brutto non trovi nemmeno lavoro.
Alt, immagino già cosa starete pensando. La solita trita e ritrita tiritera della donna che sfrutta le sue curve per sedurre il dirigente, l’imbelle capo settore di turno, o il belloccio che punta alla donna svampita ma che occupa posizioni di potere.
Nulla di tutto ciò. Si tratta di uno studio vero e proprio. Condotto e certificato dal professore Giovanni Busetta e da Emanuela Visalli dell’Università di Messina in collaborazione con il professor Fabio Fiorillo dell’Università Politecnica delle Marche. I tre studiosi hanno deciso di monitorare le agenzie che offrono posti di lavoro in Italia in un lasso di tempo predefinito di un anno, tra l’agosto 2011 e il settembre 2012.
Sono stati creati undicimila curriculum falsi che sono stati successivamente girati alle agenzie da monitorare. E il risultato è stato sorprendente. O forse no. Perché, come ha spiegato lo stesso Busetta: “Quasi un candidato su tre, tra i più attraenti, ha ottenuto risposte positive, con una leggera prevalenza della parte femminile su quella maschile. Discorso inverso per i meno belli. Tra gli uomini è riuscito a ottenere un colloquio solo il 26 per cento. Disarmanti i risultati per le donne meno attraenti: solo un sette per cento di esse è riuscita a farsi ricevere”.
Se ne ricava che la componente fisica ha importanza per molti datori di lavoro e per coloro i quali si occupano di selezione del personale. Uno studio che lascia un retrogusto amaro per chi crede che aver investito negli studi prima o poi ripaga, senza doversela prendere con Madre Natura.