NEW YORK, 16 SETTEMBRE 2013 – “L’uso più grave di armi chimiche dai tempi di Saddham, nel 1988, il più grosso utilizzo di armi di distruzione di massa del ventunesimo secolo” sono queste le parole usate durante l’incontro con la stampa da parte del segretario delle Nazioni unite Ban Ki-Moon nel definire quanto accaduto in Siria.
Parole a tratti forti e di condanna, “Dopo due anni e mezzo di tragedie – continua il segretario – è arrivato il momento che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite dimostri la propria leadershp. Non ci deve essere impunità per i crimini commessi con armi non convenzionali. La nostra inchiesta ha scoperto una serie di orrori commessi dalle varie parti: Stupri, assasini, torture. Tutto ciò deve finire. Dobbiamo fare il possibile per portare le parti al tavolo dei negoziati”.
Il rapporto di Ake Sellstrom, Scott Cairns e Maurizio Barbeschi, d’altra parte, non lascia spazio a interpretazioni: per l’attacco chimico del 21 agosto, sarebbe stato usato del gas Sarin. Un’operazione massiccia, con dei missili terra terra lanciati tra le due e le cinque del mattino, quando vento e basse temperature hanno massimizzato l’effetto dell’agente chimico, che è così risultato particolarmente letale. Non c’è, tuttavia, certezza, che sia stato il regime di Bashar Al Assad a provocare l’eccidio. Anche i ribelli, infatti, pare possano aver avuto accesso ad armi in grado di produrre la strage dello scorso agosto.