ISOLA DEL GIGLIO, 16 SETTEMBRE 2013 – “L’altezza dell’onda è significativa e i parametri di direzione e intensità del vento sono compatibili con i valori massimi indicati dai calcoli di fattibilità dell’operazione”. Si attendeva solo l’ok da parte dei meteorologi. È giunto, ne dà notizia un comunicato diramato dalla protezione civile. La lunga giornata della Costa Concordia doveva iniziare alle sei di stamane, ma ci sono state circa due ore di ritardo per via di un violento temporale che si è abbattuto sull’Isola del Giglio.
Lo chiamano Parbuckling, è il progetto di riassetto verticale del gigante di Costa Crociere, che dalla tragica notte del 13 gennaio 2012 giace incagliato tra gli scogli dell’Isola del Giglio. Quando il bestione da oltre 110mila tonnellate, più pesante del Titanic, finì, per negligenze ancora tutte da chiarire nelle aule di tribunale, per scontrarsi contro le piccole isole Le Score, per poi arrestare la propria corsa a diverse centinaia di metri dall’impatto. Ospitava a bordo 4.229 passeggeri, ne morirono 30, mentre due sono ancora i dispersi.
Da allora sono passati 21 mesi e la nave è rimasta sempre lì, nel luogo in cui terminò la sua corsa, triste monumento di se stessa. Le operazioni in programma oggi, tuttavia, dovrebbero costituire una svolta nei lavoro per la rimozione del relitto.
FASI DEI LAVORI – “Le prime sei ore saranno le più difficili”, parola del capo della protezione civile, Gabrieli. Dalle prime luci del mattino gli uomini delle società che collaborano all’impresa – l’italiana Micoperi e la statunitense Titan Salvage, leader nel settore dei recuperi – saranno impegnati nella costruzione di un falso fondale al di sotto della nave. Una struttura pianeggiante sulla quale il colosso verrà successivamente adagiato in posizione finalmente eretta, nella seconda fase del progetto. La fase del ribaltamento del relitto, il parbuckling, potrebbe durare alcuni giorni per l’elevata delicatezza dell’operazione, e fino al prossimo fine settimana è stato sospeso il traffico dei traghetti verso l’isola. I rischi più gravi sono quello che lo scafo si deformi, mandando a monte l’impresa e quello che uno sversamento di carburante possa compromettere ancora di più l’ecosistema, ragion per cui è stato previsto un immediato defueling dopo la prima fase. Gli operai lavoreranno giorno e notte senza sosta, martinetti idraulici e cavi di acciaio fissati alla sommità dei 9 cassoni centrali ed alle piattaforme sulle quali andrà ad appoggiare il relitto dopo il suo raddrizzamento faranno il resto. Completato il raddrizzamento si provvederà, al rigalleggiamento della nave, grazie a un sistema pneumatico di cassoni che, dapprima riempiti d’acqua, si svuoteranno gradualmente spingendo il relitto verso l’alto. Una volta rimessa in piedi e ottenuto il rigalleggiamento, la nave sarà pronta per essere rimorchiata verso il bacino di Piombino, dove si provvederà al suo smaltimento.
COSTI – L’impresa è faraonica e anche i costi. La cifra inizialmente stanziata, 400 milioni di dollari, non si è rivelata sufficiente, tanto da richiedere l’investimento di ulteriori 100 milioni. Servono a coprire le spese per gli oltre 500 operai e sub che giorno e notte lavorano al cantiere col supporto di 30 imbarcazioni.
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