PALERMO, 14 SETTEMBRE 2013 – Siate sinceri – ma sinceri davvero – vi è mai capitato di dire di aver letto quel classico, di cui ricordate benissimo la copertina e il giorno che l’avete comprato perché prima o poi volevate leggerlo, ma che non si è mai più mosso dalla libreria?
Dite la verità – accanto a voi non c’è nessuno in questo momento – ora potete sfogarvi e ammettere che quel tomo di “Guerra e Pace”, proprio non sapete di che parla, anche perché non siete riusciti a vedere neanche il film e ogni volta che RAI5 lo passa in Tv il telecomando vi spinge spontaneamente sulle repliche notturne di Bonolis.
E vogliamo parlare di quel capolavoro che è Delitto e castigo? Un autentico viaggio verso l’oblio di un uomo che non riesce a vivere con il suo senso di colpa, ambientato in una Mosca gelida e gotica. Sicuri che fosse Mosca? E il nome del protagonista?
Ma forse la letteratura russa ha fatto il suo tempo, noi preferiamo i francesi, la Madame Bovary con quella sensualità languida che sgorga da ogni pagina – altro che 50 sfumature e 100 colpi di spazzola – le scene di sessualità sono descritte in modo vivido, intenso, riesci a toccare i corpi e ad annusarne gli odori, tanto è vero che è stato censurato a suo tempo. Ma siete sicuri che ci fossero descrizioni di amplessi nel capolavoro di Flaubert?
E la lista di classici che non possiamo confessare di non aver letto si moltiplica. Oltre ai già citati, possiamo inserire Moby Dick, Il giovane Holden, I promessi sposi (di cui a scuola si leggono cinque capitoli, solo per essere precisi), 1984, Ulisse, il Gattopardo, Orgoglio e pregiudizio, Don Chisciotte etc.
La lista di libri che affermiamo di aver letto è direttamente proporzionale al livello di interesse che suscitiamo e all’opinione che gli altri hanno di noi (quello e gli occhiali con montatura vintage si intende). E se, quando si parla di questi classici, ci viene chiesta qualche informazione o di partecipare attivamente alla discussione (invece di limitarci ad annuire senza emettere alcun suono), siamo pronti con un decalogo di scusa degne delle interrogazioni di geografia in seconda media:
1) “L’ho letto molti anni fa, quando ero piccolo, forse avevo 6 anni”.
2) “Scusa ma mi è scoppiato un mal di testa… saranno questi occhiali, hai visto la montatura?”.
3) “La narrativa che esprime l’autore pur essendo autoreferenziale, si contrappone a un socialismo idealista del mondo circostante, pur mantenendo un’inopinabile costrizione nella struttura” (non so che vuol dire, ma funziona, fidatevi).
4) “Credo di amarti”.
5) “C’è stato un incendio e si sono bruciate tutte le pagine dispari, per quelle pari ho dovuto ricostruire il pensiero dell’autore entrando nella sua psiche”.
6) “Stai parlando di quale libro?”.
7) “Scusa, credo di aver visto che il bagno adesso è libero”.
8) “È uno di quei libri di cui non ti ricordi esattamente tutto quello che succede, ma le sensazioni che ti lascia”.
9) “Un libro certamente interessante, un capolavoro, ma sai quale libro mi ha piacevolmente sorpreso di recente…” (e qui potete parlare dell’ultimo libro che avete letto, state attenti a non cascare in un altro testo della lista suddetta).
10) “Il film che ne hanno tratto non riesce a trasmettere tutto questo”.
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Già perché ci vengono in aiuto anche i film, ed escludendo le letture di K. Branagh, che si è preso la briga di rappresentare tutte le opere di Shakespeare – vorrei capire chi gliel’ha chiesto, meglio masticare filo spinato – i filmetti che vengono fuori da questi capolavori sono anche gradevoli, lineari, senza sotto tracce di difficile comprensione e mentre li guardo posso anche fare i piatti. E poi dire che ho letto il libro. Non sarà poi così diverso, no?
Quasi di tutti i classici esiste almeno un film (mentre per tutti esiste Wikipedia), ma se dovete basarvi su una ricostruzione accurata del Manzoni io eviterei di basarmi sulla versione del trio Marchesini, Lopez, Solenghi (quello sì che è un capolavoro ricordate la sigla?).
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Twitter: @Davide_Val