Venerdì 13, credenze e superstizioni tutte siciliane

di Redazione

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Venerdì 13, credenze e superstizioni tutte siciliane

| venerdì 13 Settembre 2013 - 10:46

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PALERMO, 13 SETTEMBRE 2013 – Ok, oggi è venerdì tredici, ma se siete siciliani niente paura. Perché? Bè, il popolo siciliano considera il venerdì come non come un giorno qualunque, anzi, come il giorno in cui nascono i cosiddetti privilegiati.

 

Anticamente si pensava che chiunque nascesse di venerdì fosse, in un certo senso, più forte degli altri. Furbo, scaltro e capace di profetizzare il futuro, i “venerini” era considerati come i protettori della comunità, immuni da qualsiasi spirito maligno o malocchio.

 

Potevano anche abitare in una casa invasa dagli spiriti e senza alcuna paura, sarebbero stati capaci di affrontare qualsiasi licantropo. Le donne di Trapani conservavano le uova fatte dalle loro galline per ogni venerdì santo, mentre le donne palermitane andavano alla chiesa delle Anime dei corpi decollati a offrire il loro rosario, prima di origliare sopra una lapide per sentire se ciò ce esse desideravano venisse loro concesso.

 

Esistono anche vari scongiuri contro le malattie (malocchio, vomito, diarrea…) e quelli legati ai temi amorosi come l’invocazione degli angeli, arcangeli, serafini e cherubini che si riuniscono attorno alla fattucchiera per darle il loro aiuto. Queste credenze erano così forti in Sicilia che si usava pure dipingere i paladini sulle sponde del proprio carretto per ricevere una loro difesa contro i malvagi e gli invidiosi.

 

Un po’ come oggi, quando si legge nei “lapini”: “La tua invidia è la mia forza”, “Auguro a te, il doppio di quello che auguri a me” oppure “La tua invidia è la mia fortuna”. Lo sputo singolo è uno scongiuro contro il malocchio, mentre il triplice sputo è una provvidenza. Si sputava tre volte sui malati, sui bambini appena nati e sui gobbi.

 

Anche nell’agricoltura ci sono delle piccole “strategie soprannaturali” da giocarsi: il prezzemolo si deve piantare necessariamente di mercoledì e quando si pianta un seme, bisogna sussurrargli, dopo avergli fatto il segno della croce: “Pi Santa Cicca o pigghia o sicca”. Altre, invece, recitano: “Si chiove pi Santa Bibiana, quaranta jorna e na simana!” ed è proprio vero, qualche amico contadino giura sulla veridicità del detto: se piove il 2 dicembre è probabile che continui a fare lo stesso tempo per un mese e mezzo.

 

Insomma, vere o meno, queste credenze rendono la Sicilia un posto migliore, un po’ mistico e un po’ burlone e anche oggi che il mondo fa i suoi scongiuri contro venerdì 13, la Sicilia sorride e ricorda tutti gli altri giorni e ogni superstizione a cui sono legati.

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