PALERMO, 13 SETTEMBRE 2013 – Nessuna proroga, da oggi si chiude. I tribunali siciliani presenti nell’elenco dei 31 fori destinati alla chiusura dalla riforma voluta dal Ministero della Giustizia, e le sezioni distaccate di tribunali più grandi, da questa mattina hanno chiuso definitivamente i battenti. Gli ultimi tentativi per cercare di mantenere in vita alcune delle strutture siciliane, sono stati messi in atto nella giornata di ieri.
Almeno 140 persone sono state denunciate per le proteste contro la soppressione dei Tribunali di Nicosia e Mistretta. Si tratta di 115 manifestanti che hanno bloccato nella stazione di Capo D’Orlando il treno Messina-Palermo e in quella di Tusa il Palermo Messina. Gli agenti del commissariato di Sant’Agata di Militello avevano identificato 145 dimostranti e per 115 di loro è stata presentata denuncia alla magistraura. I reati ipotizzati sono interruzione di pubblico servizio e blocco ferroviario. Una trentina di persone sono state invece denunciate per avere impedito il trasferimento dei fascicoli dal tribunale di Nicosia a quello di Enna, in due diverse occasioni, imponendo la sospensione del trasloco.
Una delegazione, formata dai sindaci e da alcuni cittadini di Nicosia e Mistretta, si è recata intanto al Ministero della Giustizia per chiedere una proroga per i tribunali in questione. La risposta del ministro è stata ancora una volta negativa. Il termine ultimo per chiedere una proroga, infatti, è scaduto il 26 aprile scorso. Contemporaneamente è arrivata la disposizione del Tar di Catania sul ricorso dell’Ordine degli avvocati di Modica. La decisione sulla sospensiva è stata rinviata al prossimo 9 ottobre.
Proprio nella cittadina del Ragusano, si è organizzato un presidio davanti al Palazzo di giustizia dei sindaci del comprensorio occidentale della provincia di Ragusa per scongiurare la chiusura del Tribunale. Al presidio hanno preso parte i sindaci di Modica, Scicli, Ispica e Pozzallo, avvocati e cittadini. “Dobbiamo impegnarci in questa battaglia di legalità e sicurezza per il territorio – dice il sindaco di Modica, Ignazio Abbate – e dobbiamo far sentire alta la nostra voce soprattutto nei confronti del ministro Cancellieri alla quale martedì dirò che non possiamo continuare ad accollarci le spese di mantenimento dell’edificio del Tribunale sul quale il Comune deve introitare ben 4 milioni di euro e con quello di quest’anno cinque per i costi che abbiamo anticipato”.
Le proteste dei giorni scorsi sono destinate a crescere. A Nicosia, situazione particolare in quanto sede di carcere, i cittadini temono per la sopravvivenza del penitenziario e hanno deciso di consegnare i propri certificati elettorali in segno di protesta. Già quattromila i certificati riconsegnati, un terzo dell’intera popolazione del paese in provincia di Enna. A Mistretta si studiano nuove forme di manifestazione del dissenso. La cittadina sui Nebrodi, vittima già l’anno scorso della chiusura del suo punto nascita, non accetta un’ulteriore interruzione di servizi ritenuti fondamentali.
Situazione particolare è quella di Castelvetrano, sezione distaccata del tribunale di Marsala. A dispetto di quanto previsto dalla riforma, che prevede il salvataggio di quelle strutture operanti in aree ad alta infiltrazione della criminalità organizzata, la sezione della città di Matteo Messina Denaro è stata chiusa.
Con grande amarezza da parte del sindaco, Felice Errante, che ha parlato di “ingiustizia che avrà enormi ripercussioni sul tessuto economico e sociale della zona” e di “grave passo indietro in quel percorso di civiltà e di riscatto che si era faticosamente intrapreso negli ultimi venti anni”. Per il primo cittadino di Castelvetrano “è una giornata di lutto cittadino, che se non potrò commemorare da rappresentante delle istituzioni, celebrerò da semplice cittadino”.
Il malcontento è diffuso e anche nelle altre zone del Paese interessate dalle chiusure si stanno svolgendo sit-in e manifestazioni di protesta. Ricapitolando, a chiudere sono 31 tribunali minori e relative procure, 220 sedi distaccate e 667 uffici di giudici di pace.