Le regole di Crocetta per il rimpasto: niente deputati né segretari di partito. “Giù le mani dalla mia Giunta”

di Redazione

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Le regole di Crocetta per il rimpasto: niente deputati né segretari di partito. “Giù le mani dalla mia Giunta”

| venerdì 13 Settembre 2013 - 13:30

Crocetta giunta

PALERMO, 13 SETTEMBRE 2013 – L’occasione era la presentazione del piano per le città metropolitane, ma più che per i tecnici e per l’assessore Valenti, l’attenzione, ancora una volta, era tutta per Rosario Crocetta. Sul tavolo, da sciogliere, il nodo del rimpasto. Negli ultimi giorni, d’altra parte, non si è parlato d’altro.

 

Il governatore, infatti, ha dovuto gestire la pressione generata dalle richieste del Pd e dalle controproposte dell’Udc, dalle anticipazioni, più o meno fondate, della stampa e dalle rivendicazioni dei piccoli partiti alleati, che a gran voce chiedono una rappresentanza in giunta.

Crocetta non si sottrae alle domande e ribadendo che “il governo non sente alcun bisogno di fare un rimpasto” issa le barricate attorno alla sua Giunta. Tanti, tuttavia, rimangono gli interrogativi legati al futuro di molti assessori, così Crocetta tenta di far chiarezza, pur non risparmiando delle frecciate a Pd e Udc e ponendo una nuova questione morale riguardo la doppia carica di parlamentare e assessore.

Blindata la Stancheris. “Con Michela – dice Crocetta – ci siamo dovuti presentare avvinghiati stamattina per far capire che sono state scritte cose prive di ogni fondamento e che non c’è mai stata la volontà di cambiare un assessore che si è insediato dopo gli altri e nonostante il poco tempo è riuscito a portare a termine risultati importanti, così come tutti gli altri assessori”.

“Un rimpasto generalizzato – continua il governatore – sarebbe deleterio per tutta la Sicilia in una fase in cui stiamo avviando meccanismi di ripresa produttiva, in cui c’è da portare a termine il completamento della spesa europea con il rischio, sempre presente, di decertificazione; in cui dobbiamo approvare il nuovo bilancio e la realizzazione di importantissime leggi come quella delle città metropolitane, che sono solo l’inizio di un processo legislativo; in cui dobbiamo pensare al precariato, alle province, ai rifiuti, alle acque, non possiamo perdere altri sei mesi”.

Nel “No” di Crocetta al rimpasto, tuttavia, pur non essendoci una chiusura in senso assoluto, alla revisione di alcune poltrone, il messaggio agli amici-nemici del Pd è chiaro: se vogliono ‘giocare’ dovranno farlo alle regole del governatore. “Io non cambio la mia giunta – afferma Crocetta – perché sarebbe come sconfessare l’azione di governo e relazioni condotte insieme alle altre forze politiche in luce anche dei rapporti intrattenuti con le altre forze politiche, che non possono essere utilizzate come taxi, solo quando ci servono. Se il Pd vuole cambiare alcuni assessori, lo faccia pure con i suoi. Considero legittima la richiesta che i partiti possano rivedere la propria rappresentanza, ma in questo caso il partito deve dirmi quale rappresentante vuole sostituire e fornirmi rosa di possibili suoi successori”.

Giù le mani, però, da Bianchi e Scilabra. “Il Pd può anche decidere di sostituire l’assessore alla Formazione – prosegue – dimostrerebbe una volontà di far decelerare il processo di liquidazione degli enti. Oppure possono togliere l’assessore all’Economia, ma questo significherebbe che, anche se trovassero una persona migliore, c’è da parte loro uno scarso interesse nel risolvere il tema del risanamento della Regione. Non si può arrestare un veicolo in movimento per far quadrare i conti del partito”.

E dunque la stoccata finale, la nuova questione morale. “Il cumulo di cariche è un male della democrazia – è il monito del governatore – e io sono a favore dell’incompatibilità del doppio incarico di assessore e deputato, chi fa controllore non può fare anche il controllato. La mia sarà pure un’impostazione da vecchio bacchettone del diritto, ma lo ritengo un atto di onestà intellettuale: un parlamentare che vuole fare l’assessore deve dimettersi. E lo stesso vale per i segretari di partito che diventano assessori, il partito è rappresentante di una parte, ma l’assessore ha un ruolo che opera in nome di tutti, anche di chi non sostiene e non ha votato il governo. Il cumulo delle cariche è un male della democrazia.

Alleati avvisati, dunque: Crocetta non vuole cedere il timone della nave e non accetta interferenze. L’unica apertura è quella che arriva nei confronti dei piccoli partiti della coalizione, pienamente autorizzati a sperare in una poltrona. “Sono gli unici a non avere rappresentanza in giunta – conclude il presidente della Regione – e sono legittimati a chiederla, tutti, compreso il Megafono. D’altra parte se noi allargassimo a una coalizione riformista, ad esempio con l’ingresso del Movimento 5 Stelle, cosa che, lo dico da sempre, a me non dispiacerebbe, forse loro non avrebbero diritto a rappresentanza istituzionale?”.

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