ROMA, 11 SETTEMBRE 2013 – Gli ultimi provvedimenti del ministro della Giustizia sul taglio dei tribunali, che mantengono attive alcune vecchie sedi per 2 anni per smaltire l’arretrato civile, “rischiano di dare il colpo di grazia a quel malato grave che è la giustizia”. Ne è convinto Renzo Menoni, presidente dell’Unione Camere civili.
“La nostra posizione – afferma – è sempre stata eccentrica rispetto al resto avvocatura: una riforma della geografia giudiziaria ci vuole, l’attuale assetto è preunitario: ha più di 150 anni. Ma il punto è un altro”.
“In certe zone – spiega Menoni – il trasferimento della sede è partito, come per esempio per la sezione distaccata di Fidenza spostata a Parma, realtà che conosco bene perché ci lavoro (ma lo stesso si può dire del tribunale di Alba o di quello di Nicosia). In altre, invece, si è aspettato nella speranza che la riforma fosse rinviata all’ultimo momento. Ora però, gli ultimi provvedimenti del ministro, rischiano di creare il caos, bloccando lo spostamento in sedi dove era già cominciato, con i magistrati che erano già andati nella nuova sede e avevano trasferito i faldoni”.
“Il quadro che si presenta in questi casi, è il seguente: i procedimenti civili nuovi nel nuovo tribunale, così come il penale; il civile vecchio nel vecchio tribunale. E i giudici dove vanno? Chi da una parte, chi dall’altra? Fanno del pendolarismo? La documentazione già spostata torna nella vecchia sede? Sono migliaia di faldoni che fanno la spola, con il rischio di perdere materiale. Allora meglio accorpare subito sezioni staccate e giudici di pace, e sui tribunali fare una proroga e trasferire tutto tra un anno, come avevamo proposto”.
Il ministro della giustizia Annamaria Cancellieri al Senato ha dichiarato che: “La macchina organizzativa è avviata da tempo, uffici e lavoratori sono stati trasferiti, le nuove piante organiche sono state varate”, quindi la revisione della geografia giudiziaria “deve andare avanti”.
Anche se il taglio dei tribunali provoca proteste, anche se in corso d’opera saranno necessari aggiustamenti (e due decreti correttivi sono già predisposti, uno con “norme organizzative e processuali”, l’altro con “alcune modifiche dell’assetto territoriale dei nuovi tribunali”), tornare indietro non si può: lo chiedono le istituzioni europee e la Banca Mondiale.
La riforma “farà venir meno circa il 47% degli uffici giudiziari dell’intero territorio nazionale”, con la soppressione di 30 tribunali e relative procure, 220 sezioni distaccate e di 667 uffici del giudice di pace. E proprio per questo “suscita, comprensibilmente, vive resistenze nei territori in cui incide”. Anche oggi le proteste si sono fatte sentire: auto lumaca sull’A3 a Sala Consilina, treni bloccati sulla Palermo-Messina, un tratto della Salerno-Reggio occupato, sindaci mobilitati.
(Fonte Ansa)