“Il Paese del Male”, la Siria con gli occhi di Quirico

di Redazione

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“Il Paese del Male”, la Siria con gli occhi di Quirico

| mercoledì 11 Settembre 2013 - 12:01

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PALERMO, 11 SETTEMBRE 2013 – “E’ come se fossi stato cinque mesi su Marte. Ho scoperto che i marziani sono molto cattivi”, aveva detto Domenico Quirico appena atterrato a Roma, dopo essere stato liberato dalla sua prigionia siriana lunga 152 giorni.

 

Una prigionia che Quirico racconta in un lungo e denso resoconto su La Stampa: 152 giorni fatti di paura, di condizioni estreme, di diversi gruppi di ribelli, di un posto corrotto: “Lo dico forse in termini un po’ troppo etici, ma veramente in Siria io ho incontrato il paese del Male”. Quel male che porta i bambini a diventare soldati, gli uomini a diventare meno che bestie, Quirico l’ha vissuto non solo da reporter ma anche da prigionierio.

 

Il racconto che ne viene fuori è quello di un luogo devastato sin nelle viscere delle proprie tradizioni da una guerra infinita: secondo Quirico, ospite ieri sera al programma tv Ballarò, in Siria “non c’è nessuna rivoluzione, ma solo banditi”. Ma già su La stampa questo senso di rassegnazione era evidente, con la descrizione di un paese “dove il Male trionfa, lavora, inturgidisce come gli acini dell’uva sotto il sole d’Oriente”.

 

Fulcro della narrazione però è stato anche l’episodio in cui Quirico ha ascoltato una conversazione su Skype tra tre persone di cui non si conoscono le identità: nella conversazione sarebbe venuto fuori un quadro in cui l’operazione del gas nei due quartieri di Damasco “era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l’Occidente a intervenire militarmente. E che secondo loro il numero dei morti era esagerato”.

 

Quirico è stato sentito dai Pm della Repubblica di Roma e ieri sera ha spiegato nel salotto di Giovanni Floris di non sapere nulla delle modalità dell’operazione in cui è stato liberato: “Non so se sia stato pagato un riscatto per la mia liberazione, se anche lo sapessi sarei tenuto al segreto istruttorio che è stato posto su questa vicenda”, ha affermato Quirico “Posso comunque dire che, se sono stato liberato, è per un sentimento diffuso come é, appunto, l’avidità”.

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