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Guerre lampo e paura dello straniero: le eredità di quell’11 settembre 2001

PALERMO , 11 SETTEMBRE 2013 – Il sonno della ragione genera mostri. Sono passati dodici anni, ma la memoria ci riporta alla mente, nitida, ogni immagine di quel giorno. Il fumo alla Tv, le bocche spalancate, i pompieri ricoperti di polvere. E poi il secondo aereo e ancora fumo e fiamme, le urla, la gente che scappa e il crollo di quelle che ormai, da cuore pulsante dell’economia statunitense, si erano trasformate in trappole mortali: le torri gemelle del World Trade Center di New York.

Da quel momento, per noi, nulla fu più lo stesso. Gli aerei, le navi, piene di soldati non solo americani. Gli interventi “lampo” in Iraq e Afghanistan, che così lampo, poi, non sono stati. La guerra. La paura dello straniero. Di tutti gli stranieri provenienti da un paese esterno ai nostri ristretti orizzonti, di tutti quelli che professavano una religione diversa. Del terrorista scorto dietro ogni volto. Ma come hanno vissuto quel momento i tanti stranieri che vivono nelle nostre città e che da un giorno all’altro, da quell’11 settembre, hanno visto cambiare intorno a loro costumi e atteggiamenti?

In realtà, parlando con alcuni di loro, residenti di lunga data a Palermo, la vita sembra non essergli cambiata più di tanto. Anzi. “Per noi – dice Zaher Darvish, palestinese naturalizzato italiano, responsabile Immigrazione della Cgil a Palermo – ogni giorno è un undici settembre visto quello che accade quotidianamente nei nostri paesi. I nostri morti valgono forse meno dei morti americani?”. “La nostra vita cambiata? – aggiunge un altro immigrato palestinese, laico, che da molti anni vive a Palermo e che tuttavia ha preferito non rendere pubblica la propria identità. – Perché mai la nostra vita sarebbe dovuta cambiare? La vostra vita è cambiata. Voi avete pagato il conto dell’11 settembre, non noi. Lo avete pagato personalmente con la paura e di tasca vostra, con i tantissimi soldi spesi dai contribuenti occidentali per finanziare guerre lunghissime, che invece avrebbero potuto far comodo alle casse dei paesi, specie vista la crisi che si sarebbe a breve prospettata”.

“Per il resto – prosegue l’intervistato anonimo – Palermo è piuttosto indifferente, non fa grandi distinzioni tra culture e alla fine accoglie tutti, anche quegli immigrati che scappano dai propri luoghi d’origine per venire qui a lavare i vetri. Se loro riuscissero a mandare a casa anche solo due euro al giorno, sessanta euro al mese, nei loro paesi è un ottimo stipendio. Mantiene una famiglia”.

 

 

Ovviamente la vita dell’emigrato anche in una città multietnica come Palermo, non è di certo cosa semplice. “Su di noi c’è sempre una senso di sospetto – conclude Darvish – che si riflette anche nel comportamento delle autorità. Ottenere la cittadinanza oggi è difficilissimo. Alcuni miei amici, che conosco da oltre 25 anni e che hanno sempre avuto una fedina penale pulitissima e una condotta di vita irreprensibile, ancora non sono riusciti ad ottenere il riconoscimento di cittadini italiani, probabilmente, solo perché musulmani praticanti e osservanti, cosa che, per qualcuno, fa di loro dei potenziali terroristi. Per non parlare del fatto che, in una città grande come Palermo, che ospita oltre 15 mila fedeli musulmani, si ritrova con una sola moschea che, di fedeli, ne può ospitare soltanto 100”.

Forse, in fondo, è proprio così. Il debole è chi ha paura. Chi espone il suo lato fragile all’insicurezza e diventa, così, vulnerabile. Resta comunque, sullo sfondo, una questione, quella della convivenza con gli stranieri che approdano in Italia, di un undici settembre che sembra non essere mai, realmente, passato, che si ripropone, puntuale, ad ogni alito di guerra, ad ogni interferenza tra le potenze occidentali e il Medio Oriente. Che rende, probabilmente, vana ogni ricorrenza, specie quando si tratta di ricordare dei morti, che, qualunque fosse la loro nazionalità o religione, il modo più o meno brutale con il quale sono stati uccisi, la mano del mandante della strage, comunque non torneranno indietro.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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