ROMA, 10 SETTEMBRE 2013 – Ancora un episodio di censura da parte delle autorità cinesi sull’utilizzo dei social network. E in rete, si sono scatenate le polemiche.
Soprattutto perché si parla di misure coercitive che comportano tre anni di carcere se un tweet o un messaggio viene ritenuto diffamatorio e viene inoltrato in rete per almeno 500 volte o visto da più di 500 persone.
L’accusa, per chi ha scritto il messaggio, è diffamazione secondo la nuova interpretazione giuridica, che ritiene attività criminali quelli che le autorità chiamano “irresponsabili voci online” e che debbano essere considerati casi gravi.
Nei moltissimi commenti i fruitori della rete si lamentano che la libertà di espressione con questo regolamento viene ancora di più intaccata, con una serie di maggiori controlli in quei pochi canali dove ancora si riusciva a far circolare le idee diverse da quelle ufficiali.