PALERMO, 8 SETTEMBRE 2013 – Carisma, fascino, potere. Questi gli elementi che entrano in gioco quando il rapporto tra docente e alunno si trasforma in richiesta di sguardi, attenzioni, erotismo e carica sessuale. Ovvero, un punto di non ritorno.
L’argomento non è nuovo ma è sempre attuale. Con il ritorno sui banchi e le recenti notizie di cronaca, è tornato alla ribalta il delicato rapporto tra professore e allievi. Un rapporto capace di orientare una vita, di indirizzare delle scelte e di cambiare profondamente la relazione con gli altri.
Ma cosa c’è alla base di questi comportamenti? “Senza dubbio un gap affettivo in famiglia – afferma Marina Li Puma, psicoterapeuta sistemico-familiare di Palermo -. I ragazzi hanno bisogno di un giusto riconoscimento come individui a partire della famiglia e molto spesso usano la scuola come bacino di approvazione, a volte in modo sessuale”.
La richiesta di attenzioni e di affetto sono i primi segnali di un comportamento “deviato” che esce dai binari di una relazione che non deve essere paritetica e che non deve sostituirsi a ciò che dovrebbe succedere tra le mura di casa.
“Sono persone profondamente disturbate, narcisiste che tendono a nutrirsi di rapporti sbilanciati” ha detto Laura Rivolta, psicologa con specializzazione in sessuologia di Milano. “Non sono in grado di avere rapporti diversi in situazioni sociali normali”.
Nonostante non si possa generalizzare, l’esperta segnala che esistono di base due profili di ragazze, “da una parte le più vulnerabili, che diventano prede del docente sentendosi lusingate dalle avances e dai complimenti che ricevono: in questo modo il rapporto inizia a sbilanciarsi fin quando gradualmente le attenzioni si trasformano in erotismo. Dall’altra ci sono le ragazze più disinibite che sanno fare un ‘uso sapiente’ delle loro armi seduttive, quali giovinezza e bellezza, nonostante non abbiano una maturità sessuologica emotiva e cognitiva, e una capacità di gestire se stesse come una persona adulta”.
Oggi, specie con l’avvento invasivo dei social network, diventa sempre più difficile mantenere le giuste distanze. “Il docente – continua Marina Li Puma – deve essere una figura guida mantenendo sempre il rapporto di gerarchia, una pulizia di ruoli. Un esempio: firmarsi una mail sempre come “professor …” serve a evitare il rischio di ‘amicalizzare’ il rapporto”.
Queste relazioni necessariamente influenzano la vita adulta di queste ragazzine, che vivono nell’ambivalenza di un vissuto difficile e in un profondo senso di colpa che compromette le loro scelte future. “Per loro – continua la sessuologa Laura Rivolta – sarà problematico trovare un partner che permetta un rapporto paritario. Tenderanno a scegliere come compagno o persone molto più adulte o di potere”.
Il docente, ai primi segnali, deve subito avvisare le famiglie. Sarebbe auspicabile “la presenza di uno sportello di ascolto come elemento fisso all’interno delle scuole” continua la psicologa, ma la scuola italiana sembra essere sempre a corto di fondi per queste iniziative.