TRAPANI, 5 SETTEMBRE 2013 – Estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiosa ai danni presidente di Confindustria di Trapani, Gregory Bongiorno. Con queste accuse gli agenti della Squadra Mobile di Trapani hanno eseguito nella notte tre ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo.
I provvedimenti cautelari sono stati notificati a Mariano Asaro, 57 anni, ritenuto dagli inquirenti come un esponente di spicco di Cosa Nostra del Trapanese; Gaspare Mulè, 46 anni e Fausto Pennolino di 51, entrambi sorvegliati speciali. Tutti sono originari di Castellammare del Golfo.
Vittima del racket, è stato Bongiorno, imprenditore di Castellammare del Golfo, nel settore della raccolta dei rifiuti ed attuale presidente dell’associazione industriale di Trapani. Bongiorno, dopo aver subito per anni le richieste estorsive di diversi esponenti della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, ha denunciato tre persone che a partire dal 2005 e sino a pochi giorni fa hanno preteso il periodico versamento di ingenti somme di denaro per soddisfare i bisogni dell’associazione mafiosa.
Nel dicembre del 2005 era stato costretto, sostengono gli investigatori, a versare 10 mila euro a Mulè, che si era presentato quale rappresentante dei boss. Le pressioni estorsive sono proseguite fino ai giorni scorsi. Gli indagati, sono stati già tutti condannati per il loro organico inserimento nell’associazione mafiosa Cosa Nostra, a seguito di sentenza emessa dal gup di Palermo il 24 marzo 2009.
Gregory Bongiorno, attuale presidente di Confindustria Trapani, per anni ha pagato il pizzo alla mafia. La vittima ha raccontato agli inquirenti di averlo fatto dal 2005 al 2007. Dopo un periodo di tregua – a seguito dell’arresto degli estorsori per fatti di mafia – nell’agosto scorso, l’imprenditore ha ricevuto nuove richieste di estorsione, nonché il pagamento degli arretrati (60 mila euro).
È stato allora che Bongiorno ha deciso di rivolgersi alla polizia. In particolare l’imprenditore ha raccontato che la sua azienda, la Agesp spa di Castellammare del Golfo, operante nel settore dei rifiuti, dal 2005 era stata oggetto di estorsioni da parte di appartenenti alla locale famiglia mafiosa. Nel dicembre 2005 era stato costretto a versare diecimila euro a Gaspare Mulè, il quale gli si era presentato quale rappresentante della consorteria mafiosa. Mulè aveva intimato a Bongiorno di versare le somme dovute alla ”famiglia” di Castellammare in quanto la madre dell’imprenditore, Girolama Ancona, oggi deceduta, non aveva saldato alcune quote estorsive.
Le tre persone indagate sono tutte già condannate per il loro organico inserimento in Cosa nostra, con sentenza emessa dal gup di Palermo il 24 marzo 2009 nel quadro dell’operazione “Beton”. Mariano Asaro, odontotecnico di Castellammare del Golfo, impropriamente conosciuto come ”il dentista”, era stato già coinvolto nelle indagini sull’attentato al giudice Carlo Palermo, in cui furono uccise una giovane donna e due piccoli figli.
Precedentemente era stato condannato a 8 anni e mesi 4 di reclusione perché ritenuto uomo d’onore appartenente, sin dal 1982, sia a Cosa nostra siciliana sia a quella americana; ha rivestito per 10 anni (dal 1995 al 2005) il ruolo di reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo.
Anche Gaspare Mulè e Fausto Pennolino sono considerati dagli inquirenti elementi di spicco della famiglia mafiosa castellammarese. Asaro è stato raggiunto dalla misura restrittiva nel carcere di Sulmona dove si trova detenuto. Gli altri due indagati sono al Pagliarelli di Palermo.
“La strada della denuncia è l’unica che noi conosciamo”. Questo il commento Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia. “Ho avuto modo di dirlo qualche giorno fa e sono pronto a ribadirlo oggi: la mafia si sta riorganizzando. Sta rialzando la testa utilizzando i soliti vecchi sistemi, ma anche delegittimando chi lavora per denunciare. Tanto è stato fatto ma siamo ancora all’inizio. Confindustria, che lavora in tandem con Addiopizzo e, più in generale, con la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura, ha ribaltato il sistema: emarginiamo chi non denuncia e facciamo capire che siamo contro chi distorce il mercato”.
“Voglio ringraziare – aggiunge Montante – magistratura e forze dell’Ordine per la celerità con la quale è stata condotta questa operazione e complimentarmi con chi fa questo tipo di scelta perché solo così è possibile parlare di sviluppo della Sicilia”.
“La verità – ha detto il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante – è che in un territorio come quello trapanese tutti, o quasi tutti, pagano il pizzo. Se oggi un imprenditore come Gregory Buongiorno decide di denunciare le estorsioni è perchè sa di non non essere solo. Comprende che il sistema lo tutela. È cosciente che grazie allo sforzo congiunto della magistratura, delle forze dell’ordine e delle associazioni antiracket non rischia la via e non mette a repentaglio la sua impresa”.
“La denuncia di Gregory Bongiorno è la dimostrazione che il codice etico di Confindustria funziona”. Il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, commenta così l’operazione che oggi ha portato all’arresto di tre presunti estorsori.
“Oggi gli imprenditori denunciano perché sanno di non essere più da soli. Ed è questo l’atteggiamento che noi dobbiamo continuare ad incoraggiare. Oggi non potrebbe più esserci un altro caso ‘Libero Grassi’ – aggiunge –. Confindustria sarà sempre al fianco di chi denuncia”.