PALERMO, 4 SETTEMBRE 2013 – Un ente mangiasoldi che fa matrimoni. È così che, accorciando sulle locuzioni – “Alleluia, alleluia” – il governatore siciliano ha definito il Cerisdi dopo le dimissioni del presidente Adelfio Elio Cardinale. Sbattuti in prima pagina con quest’immagine denigratoria, i 29 dipendenti di Castel Utveggio hanno sentito sbriciolarsi velocemente anni e anni di lavoro in cui avevano costruito la propria credibilità internazionale.
Il Cerisdi, infatti, è “un’Istituzione di Alta Cultura” che opera da quasi 25 anni nel campo della Progettazione ed erogazione di servizi di formazione manageriale, alta formazione e di master post-laurea, ricerca socio-economica, organizzazione ed erogazione di seminari e convegni. “Tutte attività – spiega Giovanna Aiello, responsabile Formazione del Cerisdi – che abbiamo sempre organizzato soltanto in minima parte con i contributi regionali, perché abbiamo moltissimi partner privati nazionali e internazionali che co-finanziano e sponsorizzano i nostri corsi. Ma il presidente Crocetta, con il suo attacco, ha lasciato un segno indelebile sulla nostra reputazione. Un fatto che ci ha molto delusi e rammaricati”.
Il problema è che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, non soltanto ha ironizzato sulle dimissioni del presidente del Cerisdi Cardinale – “Alleluia, alleluia” – ma ha rilasciato, per iscritto, con un comunicato stampa, una serie di dichiarazioni denigratorie nei confronti dell’ente – “ente mangiasoldi”, “non ci strappiamo le vesti”, “fa parte della casta” – che, riportate fedelmente dalla stampa, hanno condannato a morte certa il Cerisdi. “È già successo purtroppo – racconta Aiello – che qualche ente con cui stavamo prendendo accordi per attività di Formazione mettesse un freno al dialogo a causa dell’incertezza che si è determinata sul nostro futuro e sulla nostra credibilità”.
Ciò che sembra aver fatto imbestialire Crocetta è soprattutto il fatto che Castel Utveggio, sede regionale in concessione al Cerisdi, per cui la Regione destinava ogni anno una parte cospicua del contributo regionale, sia stato utilizzato anche per celebrare dei matrimoni privati. “Si tratta di quelle che noi chiamiamo ‘attività commerciali’ – spiega Giovanna Aiello. – Sapevamo che era un’attività che ci si sarebbe rivolta contro, ma fa parte di tutti quei mezzi che dobbiamo utilizzare per sopravvivere economicamente. Il contributo della Regione è andato ogni anno assottigliandosi e noi dovevamo pur trovare un modo per far quadrare i conti. I nostri bilanci fino al 2012 sono stati sempre di segno positivo”. Fatto certamente insolito per un ente ibrido, al confine tra diritto privato e diritto pubblico: quindi, ben venga qualche matrimonio ogni tanto.
Nel 2013, dopo un’accesa nottata in Sala d’Ercole per l’approvazione della Finanziaria, il Cerisdi ha visto assegnarsi 400 mila euro (invece dei 500 mila del 2012) per le spese di gestione e funzionamento del centro, tra cui rientra anche la manutenzione del Castello in cui ha sede; 47 mila euro (245 mila nel 2012) per la formazione post laurea, borse di studio “premio Giovanni Bonsignore”; ed è stato completamente azzerato, invece, il contributo per l’orgaznizzazione di iniziativa per il perfezionamento e l’aggiornamento di personale direttivo, dei funzionari e dei quadri del settore pubblico, parapubblico e privato (470 mila euro nel 2012).
Un contributo regionale passato, quindi, da poco meno di un milione di euro a poco più di 400 mila euro. “Ma va bene – prosegue Aiello – ce l’avremmo fatta. Siamo un ente che ha cambiato forma tante volte, pur restando nell’eccellenza (opinione non nostra ma dei destinatari dei nostri corsi, a cui somministriamo sempre dei test di valutazione). A rotazione, attualmente, siamo tutti sottoposti a misure di sostegno al reddito, ma continuiamo a lavorare duramente. Ecco perché siamo così delusi dall’agire di Crocetta: con le sue parole ci ha reso ancora più difficile risollevarci”.
E il problema più serio è che, da Statuto, il presidente dell’ente deve essere nominato dal presidente della Regione. Il futuro dei 29 dipendenti del Cerisdi è dunque nelle mani di chi li ha denigrati e di chi, volendo, può lasciarli anche molto a lungo in questa fase di stallo. Di limbo.
Twitter: @MT_Camarda