PALERMO, 19 AGOSTO 2013 – In piena emergenza migrazione anche dall’economia arriva un segnale negativo che riguarda il problema dell’accoglienza degli immigrati. Con l’acuirsi della crisi occupazionale che attraversa l’economia italiana, anche nel 2013 la domanda di lavoratori immigrati segna una consistente contrazione (-29%), in accentuazione rispetto a quanto avvenuto nel 2012 (quando il calo fu del 27%).
Sono i risultati di un’indagine rilevata attraverso il sistema Excelsior di Unioncamere e ministero del Lavoro. In termini assoluti, quest’anno la richiesta di lavoratori non stagionali immigrati prevista dalle imprese dell’industria e dei servizi – al netto, quindi, dei fabbisogni di lavoratori autonomi quali badanti, collaboratori domestici e figure simili, non considerati dall’indagine – si potrà attestare a un valore massimo di 42.960 unità (contro le 60.570 dell’anno scorso, quasi 18mila in meno).
In termini relativi, le assunzioni di personale immigrato potranno arrivare a rappresentare l’11,7% di tutte le assunzioni previste dalle imprese manifatturiere e terziarie per l’anno in corso (nel 2012 la quota era stata del 14,9%).
La maggiore flessione riguarda il settore dei servizi (-31,7%) e meno quello dell’industria (-22,9% sull’anno precedente). Il 70,3% di questo comparto riguarda l’edilizia che registra una riduzione del proprio fabbisogno di manodopera immigrata del 35,5%, rileva ancora l’indagine relativa alla domanda di lavoro immigrato non stagionali per il 2013, segnalato dalle imprese dell’industria e dei servizi.
”I dati Excelsior – ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – sono una preoccupante conferma della crisi del settore dei servizi e di quello delle costruzioni, fortemente legati al mercato interno e in cui la forza lavoro assicurata dagli immigrati rappresenta ormai un elemento strutturale e spesso qualificato. Questa ulteriore riduzione del loro fabbisogno è un segnale chiaro che, per sostenere i segnali di ripresa annunciati dal governo, è assolutamente indispensabile puntare sul rilancio della domanda interna, senza la quale non si risale la china della disoccupazione”.
“Ma la riduzione del fabbisogno di immigrati – continua Dardanello – evidenziato dalle imprese, segnala anche il rischio di perdere preziose competenze professionali che invece vanno salvaguardate mettendo in campo, come le Camere di commercio stanno facendo, iniziative per la riqualificazione delle competenze di chi ha perso un lavoro e per favorire, sostenendo chi sceglie di aprire un’impresa, l’integrazione e il rafforzamento dei legami culturali e commerciali dei lavoratori immigrati con i Paesi d’origine”.