PALERMO, 14 AGOSTO 2013 – Se Papa Francesco era in dubbio su chi fare il tifo fra Italia e Argentina, un po’ più sù non c’è stato dubbio: per ora lì preferiscono i sudamericani. Battute a parte, un’Argentina più di classe della nostra nazionale ha vinto “la partita del Papa” per 2 a 1.
Vittoria meritata contro un’Italia ancora alle prese con i suoi cronici difetti e con assenze pesanti ma capace di promettenti sprazzi di gioco, specie alla fine delle due frazioni di gioco. Le reti: nel primo tempo al 20′ Higuain; nel secondo al 4′ Banega e al 31′ il guizzo italiano, anzi partenopeo, di Insigne. Ma mai come questa volta conta il significato di questo evento che, nel pieno stile di Papa Bergoglio, vuole gettare il sasso nello stagno di un calcio miliardario, con poco fair play e troppi ultrà non solo negli spalti ma che rimane una grande e popolare disciplina sportiva.
Ieri, in attesa dell’amichevole tra Italia e Argentina, le due delegazioni delle nazionali hanno incontrato il Papa in Vaticano. Il presidente della Figc Giancarlo Abete ha preso la parola cercando di descrivere le sensazioni della Nazionale italiana nell’incontrare il Papa. Duecento persone si sono ritrovate nella Sala Clementina ad ascoltare il Pontefice: “Vi ringrazio veramente tanto di questa visita – ha detto Papa Francesco – fare il tifo per me non è molto semplice e sono felice che quella di domani sera sarà solo un’amichevole”.
“Ricordatevi che prima di essere calciatori e campioni, voi siete uomini e vi chiedo di non perdere il principio iniziale, la vostra dedizione e purezza e voi, dirigenti, non fategli perdere il carattere sportivo al business”, con queste frasi il Papa ha concluso il suo intervento.
