PALERMO, 2 AGOSTO 2013 – Il datore di lavoro non può esaminare il computer di un proprio dipendente per accertare eventuali violazioni disciplinari. Lo ha sancito la Cassazione rigettando il ricorso di una casa di cura siciliana che voleva utilizzare contro l’addetto all’accettazione della struttura i dati del suo stesso pc.
I giudici hanno sottolineato che il personal computer contiene dati sensibili il cui tracciamento viola la riservatezza del lavoratore e l’attività di scandagliamento travalica la proporzionalità che deve essere comunque rispettata tra l’infrazione commessa e la tutela della privacy della persona.