PALERMO, 1 AGOSTO 2013 – Dopo lunghe battaglie, anni di incertezza per i malati e le loro famiglie, arriva una notizia che segna una svolta nella vicenda delle staminali: la commissione Sanità all’Ars ha approvato una risoluzione con la quale il governo regionale ha individuato le strutture dove sarà possibile sottoporsi alle cure del metodo Vannoni. Ma la Borsellino si mostra cauta.
“Sappiano bene che ci sono opinioni contrastanti sull’applicazione di questa terapia, – dice Pippo Digiacomo, presidente della commissione Sanità all’Ars – ma la Sicilia ha il dovere di dare speranza a decine di famigli e di pazienti. Ci aspettiamo adesso dall’assessorato regionale e dal ministero della Salute che si dia presto seguito alla risoluzione approvata in commissione”.
In Sicilia sono circa 250 i soggetti affetti da patologie rare che potrebbero essere trattati con questo tipo di terapia. Gli ospedali che dovrebbero essere autorizzati ad applicare il metodo Stamina sono il “Vittorio Emanuele – Ferrarotto – S. Bambino” di Catania ed il “Villa Sofia – Cervello” di Palermo.
Entrambe le strutture dispongono di personale, mezzi e know-how sulla terapia sperimentale in base ad accordi e convenzioni avviate con la “Stamina Foundation Onlus” e gli Ospedali Riuniti di Brescia.
Ma l’assessore regionale siciliano alla Sanità, Lucia Borsellino, procede con cautela, e invita tutti a riflettere sul fatto che quanto autorizzato implica che si proceda con le opportune verifiche delle strutture indicate e della sussistenza dei presupposti per l’eventuale applicazione.
”La Sicilia, come ogni altra regione, – aggiunge Lucia Borsellino – ha certamente il dovere di garantire le migliori cure possibili ai propri cittadini ma ciò non può che avvenire nel rispetto del quadro normativo che ne disciplina i criteri autorizzativi a garanzia dell’efficacia, della qualità e della sicurezza dei trattamenti”.
”Anche nel delicato ambito dei trattamenti sperimentali e delle cure compassionevoli, – prosegue – la sensibilità delle istituzioni deve esprimersi non soltanto attraverso la ricerca di tutte le possibilità per la cura e il sollievo di chi è affetto da patologie che non hanno alternative terapeutiche, ma anche accrescendo la consapevolezza sulle reali evidenze di efficacia o sulla carenza di queste”.
”L’assessorato alla Salute, – conclude – dovendo attenersi ai percorsi autorizzativi previsti dalla normativa nazionale, valuterà anche attraverso il Comitato di Bioetica le reali possibilità di attuazione delle indicazioni contenute nella risoluzione della VI Commissione, che sono appunto ancora da verificare sul piano etico, scientifico ed economico”.
Entusiasti invece quanti da anni sono impegnati a sostenere la sperimentazione e l’applicazione del metodo delle staminali.
“È una decisione epocale che ci rende tutti molto orgogliosi per la battaglia vinta”, dice Pietro Crisafulli, vicepresidente del Movimento Vite Sospese e presidente dell’associazione Sicilia Risvegli onlus, voluta dal fratello Salvatore, che dopo due anni e mezzo in stato vegetativo permanente si svegliò e raccontò che quando era in coma sentiva e capiva tutto. La sua ultima battaglia fu proprio quella per le cure con le cellule staminali.
“Salvatore voleva curarsi con il metodo Stamina, ma è morto nell’attesa che i giudici lo autorizzassero”, dice il fratello Pietro Crisafulli. “Prima di morire aveva chiesto, tramite l’associazione Sicilia Risvegli onlus, da lui fondata, che la Regione Sicilia permettesse ai malati gravi di curarsi con quella metodologia, portando tanti esempi di casi in cui si erano avuti miglioramenti. Dopo la sua morte abbiamo portato avanti questa battaglia, motivati anche dal fatto che in Sicilia ci sono alcuni pazienti curati col metodo Stamina, come la piccola Smeralda, che ne ha tratto molti benefici. La nostra vittoria è anche la vittoria del papà di Smeralda, Giuseppe Camiolo, che lotta insieme a noi per tutti i malati gravi”, aggiunge Crisafulli.
“La Regione Sicilia ha tenuto conto dell’evidenza dei risultati positivi del Metodo Stamina su molti pazienti e per questo ha fatto una scelta coraggiosa”, spiega l’avvocato Desirée Sampognaro, “Una scelta che arriva mentre molti giudici di fatto condannano a morte tanti bambini negandogli queste cure”.