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Berlusconi, confermata la condanna a quattro anni. Interdizione da ridefinire. VIDEO. Le reazioni

ROMA, 1 AGOSTO 2013 – La Cassazione ha confermato la condanna nei confronti di Silvio Berlusconi per frode fiscale nell’ambito del Processo Mediaset. Da ridefinire, invece, l’interdizione: sarà la corte d’Appello a determinarne la durata che sarà certamente non superiore ai tre anni.

La condanna definitiva, dopo sette ore di camera di consiglio, arriva dopo che il Cavaliere era stato già condannato in secondo grado a 4 anni di reclusione e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Per effetto dell’indulto, comunque, Berlusconi dovrà scontare un solo anno di carcere.

 

 

La condanna non determina automaticamente l’estromissione di Silvio Berlusconi dalla vita politica ma sicuramente apre una fase politica delicatissima, come del resto lasciano capire le prime parole pronunciate dal segretario nazionale del Pd Epifani che ha commentato a caldo la sentenza e i commenti di Beppe Grillo.

Nella requisitoria di due giorni fa il Procuratore della Cassazione aveva chiesto alla Suprema Corte la conferma della condanna a 4 anni di carcere per frode fiscale giunta in appello ma la riduzione da 5 a 3 anni dell’interdizione ai pubblici uffici. La difesa, intervenuta ieri in aula, aveva invece chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. “Berlusconi va assolto – ha detto il legale Franco Coppi – perché le prove sono state travisate e i fatti che gli vengono contestati non sono di rilevanza penale”.

 

Arrivano subito le prime reazioni del mondo politico.

 

Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica: “La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge. In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo e auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il Paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi”.

 

Enrico Letta, presidente del Consiglio: “Prevalga l’interesse del Paese e non di pochi”. 

 

Guglielmo Epifani, segretario nazionale del Pd: “Il Pd ha atteso la sentenza della Corte di Cassazione con un atteggiamento di grande serietà, privo di qualsiasi forma di speculazione politica. Oggi, dopo il verdetto di condanna, esprime il suo totale rispetto per la sentenza, le motivazioni correlate e il rigore delle procedure seguite. La condanna di Silvio Berlusconi è atto di grande rilevanza. Per quanto riguarda il Pd questa condanna va non solo, come è naturale, rispettata ma va anche applicata e resa applicabile e a questo spirito si uniformerà il comportamento del Gruppo parlamentare”.

 

Gianfranco Micciché, sottosegretario alla Pubblica amministrazione e Semplificazione: “Questa sentenza non reca con sé alcun senso di giustizia. È la prova di quanto le sorti di un Paese siano legate non tanto alle scelte politiche di chi viene eletto democraticamente, quanto piuttosto alle decisioni di un tribunale. Gli appelli alla responsabilità – continua Miccichè – si mescolano via via in maniera nauseabonda alle invettive estremiste di Vendola. L’amarezza è grande, proprio perché la democrazia ha subìto l’ennesimo colpo. Rimetterò nelle mani di Silvio Berlusconi il mio mandato. Berlusconi, adesso, ha il dovere morale, nei confronti dei 10 milioni di italiani che lo hanno voluto e votato, di non mollare. Ora più che mai – conclude Miccichè – resti saldo al timone di quella parte sana del Paese che crede ancora in una giustizia giusta”.

 

Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, scrive nel suo blog: “Berlusconi è morto. Viva Berlusconi”. Poi aggiunge durissimo: “La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989. Il Muro divise la Germania per 28 anni. L’evasore conclamato, l’amico dei mafiosi, il piduista tessera 1816 ha inquinato, corrotto, paralizzato la politica italiana per 21 anni, dalla sua discesa in campo nel 1993 per evitare il fallimento e il carcere. Un muro d’Italia che ci ha separato dalla democrazia. Oggi questo muro, da tempo un simulacro, un’illusione ottica, tenuto in vita dagli effetti speciali dei giornali e della televisione, è caduto”.

 

Stefano Fassina, Pd, viceministro Economia: “Ci aspettiamo che qualunque sia il verdetto il Pdl rimanga concentrato sulle priorità del Paese e non sulle vicende di una persona, anche se è il suo leader. A nessuno serve ribaltare il tavolo, pagherebbe il Paese”.  

 

Leoluca Orlando sindaco di Palermo: “Oggi è un giorno importante per la democrazia perché finalmente la giustizia ha comunque compiuto il suo corso, nonostante i mille tentativi di ostacolarla. Oggi è un giorno triste per la democrazia, perché la Politica e il Parlamento hanno atteso e attendono che la Giustizia e la Magistratura liberino l’Italia da un insopportabile conflitto di interessi che ha inquinato e inquina l’Italia da oltre un ventennio.”

 

Antonio Ingroia, fondatore di Azione Civile su Twitter: “Come fa dopo oggi il #Pd a convivere con #Berlusconi, il padrone del partito suo principale alleato? #Silvio #Cassazione #Mediaset”.

  

Nichi Vendola, presidente di Sel, su Twitter: “Non è possibile immaginare che il Partito Democratico permanga nella condizione di alleato del partito di #Berlusconi #sentenzamediaset”. “Non è possibile immaginare che #Berlusconi rimanga al centro della scena politica. Dare risposta forte a crisi morale del Paese”.

 

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Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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