PALERMO, 30 LUGLIO 2013 – Nulla di fatto all’Ars per il disegno di legge antiparentopoli che il presidente Ardizzone ha scelto di rinviare in Commissione per una riscrittura dopo l’acceso dibattito scaturito in Aula.
Fallito dunque il tentativo dei capigruppo di giungere ad un intesa che avrebbe permesso di far diventare legge il ddl entro stasera.
Intanto, il Movimento 5 Stelle ha proposto una mozione di censura nei confronti dell’assessore regionale al Lavoro, Ester Bonafede, ancora una volta assente ai lavori delle Commissioni.
“Si tratta dell’ennesima volta che succede, e non solo con l’assessore Bonafede – sottolinea la deputata grillina, Valentina Zarafana – e ciò è inammissibile, specie per i gravissimi temi che c’erano sul tappeto e che non possono essere rimandati alle calende greche. È ora che comportamenti del genere vengano sanzionati, anche perché nessuno si è presentato in rappresentanza della Regione. Oltre alla Bonafede, infatti, mancava anche il dirigente generale Corsello. I tempi sono ormai maturi e i lavoratori aspettano da noi portavoce all’Ars risposte concrete”.
Sul ddl non ancora approvato, il presidente della commissione Affari Istituzionali dell’Ars Marco Forzese ha commentato:”Domani il ddl anti-parentopoli sarà legge. Opereremo in commissione Affari istituzionali una riscrittura che renda più lineare il percorso d’Aula, ma poi il parlamento non potrà tirarsi indietro rispetto a norme che rendono più trasparente il ruolo del deputato, scevro quindi da interessi e da ‘affari di famiglia’. All’Ars siedano legislatori e non imprenditori della politica”.
Di parere opposto il segretario regionale del Centro democratico Pippo Gianni: “Il ddl anti-parentopoli è un papocchio, rappresenta il peggio dell’antipolitica, ed è pure incostituzionale. Non lo voterò mai. Non è possibile che continuiamo a perdere tempo sulle incompatibilità e le ineleggibilità peraltro già disciplinate con legge che tra l’altro prevedono un responsabile anticorruzione nominato dal governo regionale. Per quanto concerne la corruzione, se i deputati e i loro familiari fanno affari sporchi c’è la giustizia che interviene. Piuttosto che logorarci con leggi incostituzionali, faremmo meglio a lavorare anche d’estate per far ripartire l’economia e il lavoro nell’Isola”.
Per Giovanni Di Giacinto e Antonio Malafarina, rispettivamente capogruppo e deputato della lista Megafono-Crocetta: “La legge anti-parentopoli è un’occasione da non mancare per moralizzare la politica in un momento in cui fatti di corruzione e malaffare emergono dalle recenti indagini della magistratura. Ci auguriamo, anche attraverso una riscrittura del ddl che avverrà in commissione domani, che la legge che definisce incompatibilità e ineleggibilità per i deputati veda la luce. C’è un impegno solenne del presidente Crocetta su queste norme e auspichiamo che le forze di maggioranza in primis agevolino il varo di una legge che stabilisce che chi fa il parlamentare non deve fare affari attraverso la politica”.
Il deputato regionale del Pdl Piero Alongi ha presentato in Aula un emendamento che estende la norma anti-parentopoli a tutti i settori dell’Amministrazione regionale: “È fortemente riduttivo limitare le norme di ineleggibilità e d’incompatibilità con la carica di deputato regionale nell’ambito della Formazione professionale, poiché anche negli altri rami dell’Amministrazione regionale si possono verificare casi analoghi a quelli tristemente noti della Formazione. Con il mio emendamento, sul quale oggi, in Aula, si è aperto un ampio dibattito e per il quale il ddl è ritornato in Commissione per una, si blinda l’intera Amministrazione regionale dal pericolo di nuovi casi di parentopoli che certamente non fanno onore né alla politica né all’intero Parlamento”.
(Foto di Angelo Modesto)