PALERMO, 29 LUGLIO 2013 – La straordinaria figura del magistrato Rocco Chinnici, assassinato trent’anni fa dalla mafia con un’autobomba in via Pipitone Federico a Palermo, è stata ricordata oggi con alcune cerimonie ufficiali.
Alle 9.15, sul luogo dell’eccidio, è stata deposta una corona di fiori commemorativa e a seguire è stata celebrata una funzione nella chiesa di San Giacomo dei militari, all’interno della Caserma “Carlo Alberto Dalla Chiesa” sede del Comando Legione dei Carabinieri.
Presenti, tra gli altri, il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, il ministro per la Semplificazione Gianpiero D’Alia, il Procuratore Capo di Palermo Francesco Messineo, il Presidente del Tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta, il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco Leoluca Orlando, il Questore di Palermo Nicola Zito.
C’era anche la figlia del magistrato, Caterina Chinnici, magistrato anche lei, che ha sottolineato come il padre sia stato un precursore della lotta alla mafia. “Era consapevole del rischio che correva, sapeva che si scontrava con una mafia non disposta a perdonare. Ciò non l’ha fermato, ha solo velato di tristezza il suo sorriso. Le sue preoccupazioni erano rivolte agli uomini della scorta e ai cittadini. Raccomandava ai bambini che giocavano sotto casa di non rimanere davanti al portone quando arrivava lui. Il suo sacrificio ha segnato una svolta, il seme che ha piantato ha dato buoni frutti”.
Numerosi i messaggi. Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica: “Consapevole dell’altissimo rischio personale connesso al rigoroso impegno nella lotta alla criminalità organizzata, seppe trasmettere le sue intuizioni ai collaboratori, che ne raccolsero il testimone. Il metodo investigativo indicato da Rocco Chinnici si è poi rivelato efficace strumento di contrasto alla criminalità organizzata e ha consentito di raccogliere successi insperati nella lotta alle associazioni mafiose”.
Pietro Grasso, presidente del Senato: “Uomo di altissime doti umane e morali, Rocco Chinnici è stato un magistrato integerrimo, un punto di riferimento determinante nella formazione mia e di tanti colleghi, tanto da essere soprannominato il giudice papà, perché per noi fu testimone e maestro. La sua religione era il suo lavoro, la passione per quello che faceva. Lo faceva dialogando con tutti, con la gente comune, con gli uomini di potere, con i suoi colleghi, ma soprattutto amava incontrare i giovani per parlare di antimafia, di lotta alla droga, di una Sicilia libera“.
Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia: “Un uomo che ha dato tutto se stesso, tutta la sua vita per il Paese ma non l’ha fatto invano perché la sua mote ha segnato un momento importante – ha aggiunto -, ha lasciato una professionalità un modo di contrastare la mafia che è stato molto utile negli anni successivi. Ricordiamo quindi un eroe perché tale è”.
Gianpiero D’Alia, ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione: “Rocco Chinnici è stata una delle personalità che ha fatto la storia giudiziaria del nostro Paese: un esempio di coraggio, un modello per tutti i magistrati e i cittadini. Nel suo ricordo bisogna proseguire senza sosta la lotta al crimine organizzato, sostenendo il lavoro di magistrati e Forze dell’Ordine”.
Vincenzo Oliveri, presidente della Corte d’appello di Palermo, alla fine della cerimonia religiosa, prendendo la parola dal pulpito della chiesetta dentro la caserma dei carabinieri, Carlo Albero dalla Chiesa: “Oggi è una cerimonia solenne perché abbiamo il ministro della Giustizia al quale porgo il saluto della magistratura del distretto e che ringraziamo per la sua presenza in questo momento particolare che è dominato da forze strane. Quelle stesse forze strane che portarono alla morte anche di Rocco Chinnici. Stiamo vivendo – ha aggiunto – un momento di fibrillazione particolare, a Palermo, lo sappiamo tutti, con minacce fatte a sostituti, con pericolo di attentati, con le esplosioni simili a quella che avvenne il 29 luglio del 1983″.
Nello Musumeci, presidente della commissione antimafia dell’Assemblea regionale siciliana: “Fu tra i primi a comprendere che la lotta alla mafia la si combatte anzitutto tra i giovani. Frequentava la scuole e oggi questo ci sembra normale e persino doveroso. Trent’anni fa appariva come una sfida sfacciata, quando parlare di mafia era più difficile che arrestare un mafioso”.
Fabrizio Ferrandelli, deputato regionale del Pd e vicepresidente della commissione antimafia all’Ars: “Ricordare Rocco Chinnici con i fatti. Sono convinto – aggiunge – che miglior modo per ricordare il sacrificio di tanti eroi sia con i fatti. Ognuno deve fare qualcosa, diceva don Pino Puglisi e la politica ha le armi, se vuole, per sconfiggere le mafie. Sono certamente solo alcune cose e ce ne sono tante altre da fare – conclude Ferrandelli – ma è questo quello che la politica deve fare: meno passerelle, più leggi contro le mafie”.
Francesco Cascio, deputato regionale del Pdl: “Chinnici è stato un magistrato coraggioso e innovatore. Attraverso la creazione del pool antimafia, è pervenuto al risultato epocale del primo grande processo a Cosa nostra. Chinnici – ha aggiunto Cascio – è stato il primo a recarsi nelle scuole a parlare agli studenti, perché aveva compreso che soltanto scuotendo le coscienze si può costruire un futuro libero dalla mafia. Sulla scorta del suo esempio, dobbiamo continuare a sostenere la diffusione della cultura della legalità, affinché il suo sacrificio non sia stato vano”.
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