PALERMO, 29 LUGLIO 2013 – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Antonino Zito, trovato carbonizzato in una zona agricola vicino Bagheria lo scorso 19 dicembre, un giorno dopo che i familiari ne avevano denunciato la scomparsa. Tre persone sono finite in manette.
Si tratta di Carmelo Ferrara, 33 anni, Pietro Mazzara, 25 anni e Maurizio Pirrotta, 28 anni, tutti pregiudicati e residenti nel quartiere Bonagia di Palermo. I tre sono gravemente indiziati di essere gli autori dell’omicidio.
Zito era già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti penali, in quanto legato al traffico e allo smercio di sostanze stupefacenti. Il corpo presentava, agli esiti dell’esame autoptico, un foro alla testa, segno di un unico colpo di arma da fuoco, sparato dall’alto verso il basso, risultato fatale alla vittima che si trovava, presumibilmente, seduta o in ginocchio al momento dell’omicidio.
L’autopsia escludeva dunque che l’uomo fosse deceduto per le fiamme che ne avevano avvolto il corpo, riconducendo la combustione ad un momento successivo alla sua morte, verosimilmente ad opera degli autori dell’omicidio, al fine di eliminare tracce del crimine e ostacolare l’identificazione del cadavere, riconosciuto solo grazie ad alcuni tatuaggi e alla fede nunziale.
Le testimonianze dei parenti della vittima permettevano di ripercorrere gli ultimi momenti della vita di Antonino Zito: nel tardo pomeriggio del giorno precedente alla sua scomparsa, martedì 18 dicembre, la vittima si trovava in una baracca di ridotte dimensioni con annesso gazebo in via Del Bassotto, angolo via del Levriere, molto popolare e frequentata perché veniva venduto cibo da strada, quali “caldume e frattaglie”, e bevande. La proprietà e gestione del gazebo erano ricondotte a Carmelo Ferrara, circostanza ritenuta sin da subito rilevante nonché inscindibilmente collegata alla scomparsa dello Zito poiché la perdita delle sue tracce, tra le ore 18.30 e 19.00, risulta contestuale all’incendio che alle ore 18.45 avvolge quello stesso gazebo, distruggendolo completamente.
Le attività investigative sono quindi proseguite con i tradizionali servizi di osservazione e pedinamento e con le intercettazioni telefoniche e ambientali. Proprio le intercettazioni consentivano di individuare, oltre al già citato Ferrara, anche le figure del cognato Pietro Mazzara e di Maurizio Pirrotta. I tre, presenti nel chiosco insieme alla vittima nelle ore immediatamente precedenti alla scomparsa mostravano sin subito un interessamento sospetto sull’andamento delle indagini e un’evidente preoccupazione per le numerose persone sentite dai Carabinieri nei giorni successivi al rinvenimento del cadavere.
Le investigazioni sinora condotte portano a considerare che i tre abbiano agito in concorso, uccidendo Zito nel chiosco, utilizzando un’arma illegalmente detenuta, ancora non rinvenuta, provvedendo poi all’incendio del chiosco per cancellare ogni traccia del delitto, dando poi alle fiamme il cadavere sempre al fine di ostacolare eventuali indagini e impedire l’identificazione.
Sono ancora in corso serrate indagini per chiarire sul movente dell’omicidio. Le indagini, inoltre, hanno fatto luce anche sui traffici di stupefacenti nella piazza di spaccio di Bonagia che sono ancora in corso di approfondimento investigativo.