PALERMO, 25 LUGLIO 2013 – La cattiva conservazione delle sacche vanifica oltre ventimila donazioni alla banca del cordone di Sciacca. A lanciare l’allarme è il presidente della commissione sanità dell’Ars, Pippo Digiacomo (Pd) al termine dell’audizione del commissario straordinario dell’Asp e dei rappresentanti della banca del sangue cordonale, struttura costata milioni di euro alla Regione.
“Qualcuno dovrà chiedere scusa a ventimila donatrici siciliane”, accusa il presidente della commissione Pippo Digiacomo al termine dell’audizione. “Ventimila donne – aggiunge Digiacomo – ingannate da un drappello di impostori, che hanno donato il cordone e che ora scoprono come le cattive condizioni di conservazione abbiano reso vano il loro gesto”.
La banca cordonale di Sciacca è una delle 19 presenti in Italia e fino al 2007, quando furono apposti i sigilli dalla guardia di finanza che indagava per truffa, era la prima in Europa, la seconda nel mondo per numero di sacche cordonali conservate. Quell’indagine ha portato, proprio negli scorsi giorni, a due assoluzioni.
Il giudice monocratico del tribunale di Sciacca ha infatti scagionato l’ex direttore della banca del cordone ombelicale dell’ospedale Giovanni Paolo II, Calogero Ciaccio, 74 anni, e la biologa Michela Gesù, di 49. Erano accusati di turbativa d’asta e truffa nell’ambito di uno dei numerosi procedimenti aperti negli anni scorsi a loro carico sul funzionamento del centro di microcitemia dell’ospedale di Sciacca.
Secondo l’accusa Ciaccio e Gesù avrebbero pilotato le forniture di prodotti farmaceutici utili per la banca del cordone ombelicale. La stessa procura al termine del dibattimento ne ha chiesto l’assoluzione. Assolti anche i titolari di due aziende: Giorgio Giannella, legale rappresentante della Lagitre srl, e Giorgio Mari, legale rappresentante della Fresenus Hemicare Italia.
In processi precedenti Ciaccio e Gesù erano stati dichiarati non colpevoli anche rispetto alle accuse di peculato e violazione dell procedure di conservazione del sangue cordonale. Recentemente un altro giudice, quello del lavoro, aveva giudicato illegittimo il licenziamento dei due dall’ospedale, riconoscendo a Ciaccio un risarcimento danni di 493 mila euro.