PALERMO, 24 LUGLIO 2013 – Crocetta non ci sta. Una notte di riflessione e una mattinata di pausa, durante la quale avrà presumibilmente sentito i suoi fedelissimi. Poi arriva la nota ufficiale del governatore che non intende accettare diktat dal Pd e rimanda la palla ad Epifani.
Ieri sera la Commissione di Garanzia presieduta da Luigi Berlinguer lo aveva invitato a scegliere: o il Pd o il Megafono. Linea già affermata, sabato scorso, dalla direzione regionale del partito. Ma Crocetta non arretra di un passo: “Non possiamo accettare l’idea che un grande Partito Democratico chiuda le porte al cambiamento e al rinnovamento. Lo svolgimento del congresso regionale del Pd, sulla base del vecchio tesseramento, cristallizzerebbe i giochi di sempre e impedirebbe l’elezione di nuovi quadri giovani alla leadership del partito e soprattutto determinerebbe il gruppo dirigente formato da coloro che oggi magari potrebbero far finta di auto sospendersi dal partito ma che di fatto lo controllano”.
Il governatore rimanda la questione a Roma: “Il Pd nazionale deve rendersi conto dell’anomalia siciliana. Se da iscritto del Pd, contrariamente a quanto concordato fin dall’inizio col Pd regionale, io non potessi fare parte del gruppo che porta il mio nome nella lista, sarebbe un gioco autoritario e antidemocratico e persino sleale in contrasto a quanto precedentemente convenuto”.
Oggi Crocetta ha provato a chiamare Epifani, senza riuscire a parlare con il segretario, impegnato in aula. In serata appuntamento con Lupo, che ancora una volta veste i panni del mediatore.
Poi una stoccata sull’invito giunto ieri, insieme alle altre bacchettate, di versare le quote al partito: “La smettano con la farsa del mancato contributo, potrei presentare la lista dei debiti elettorali rimasti sul mio groppone ma non lo faccio, non ho nessun legame coi soldi, verserò quel contributo per impedire azioni staliniste, che hanno sempre utilizzato per far fuori i dissidenti. In quanto iscritto alla lista Crocetta dovrei versare contributo a quella lista, ma di questo non ce ne facciamo un cruccio, verserò contributo anche a loro entro 24 ore. Non ho dato mai alcuna importanza ai soldi anche se devo dire che tale richiesta non era mai stata fatta nella mia adesione concordata col partito al gruppo del Megafono, facendo notare che sicuramente non sarà questa la ragione di censura nei miei confronti”.
Chiude nel suo stile, pronto a sacrificarsi in nome dei siciliani: “Nessuno può impedire al Megafono di organizzarsi, di fare la propria battaglia, di contribuire al rinnovamento della vita politica siciliana. Il Partito Democratico deve decidere se tale battaglia si può fare al proprio interno o se il Megafono deve diventare una forza politica autonoma. Decida Epifani, ma il Megafono non molla, non tace e sopratutto non si delegittima il rappresentante del popolo siciliano, eletto dai siciliani. Non consentirò a nessuno di umiliare la Sicilia e i colori della sua bandiera. Ancora una volta la Sicilia risulta incomprensibile a Roma e ancora una volta si continuano a fare gli errori di sempre. Non mi piegherò”.