Crocetta e il Pd: l’ora della verità

di Redazione

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Crocetta e il Pd: l’ora della verità

| martedì 23 Luglio 2013 - 15:35

crocetta megafono

PALERMO, 23 LUGLIO 2013 – Mentre a Roma si riunisce il comitato dei garanti per decidere del suo futuro all’interno del Pd, il governatore Rosario Crocetta ironizza: “Come vedete sono trepidante”. E aggiunge: “Ho dormito poco ma perché sono tornato alle 4 da Ragusa dove ieri ho riunito la giunta. Io ho la coscienza a posto, mi sembra una vicenda surreale”.

 

Una guerra interna al Pd, quella che si sta consumando: da una parte Crocetta e il suo Megafono, sostenuto anche dal senatore Giuseppe Lumia, dall’altro chi fra i democratici addita il Movimento come un vero e proprio partito. E quelli contrari sono la maggioranza, la stessa maggioranza che sabato nel corso della direzione regionale ha detto no al doppio tesseramento. Nel mezzo il segretario Giuseppe Lupo chiamato ad arbitrare la partita da cui dipende la tenuta del governo regionale.

 

“È assurdo che dinanzi a tante questioni morali e tanti scandali – dice Crocetta – che hanno visto in parte coinvolto anche il Partito Democratico si stia ancora a parlare di Megafono sì – Megafono no. A me interessano la Sicilia e i siciliani. Se mi condannano al rogo pazienza, la storia è piena di eretici condannati. Ma io non aspetto certo di farmi eliminare da loro, io non rinuncio mai alle mie idee”.

 

La palla adesso è passata a Roma, a quel comitato dei garanti presieduto da Luigi Berlinguer e a cui spetterà l’ultima parola. “Mi sarei aspettato una telefonata da Epifani – ha aggiunto Crocetta nel pomeriggio, quando ancora il comitato non è iniziato – , almeno per dimostrarmi vicinanza. Invece niente, l’ultima volta l’ho sentito molti giorni fa”.

 

E a chi ieri, in questa “guerra intestina” lo ha accusato di essere un “professionista dell’antimafia 2.0” pur senza mai fare il su nome risponde: “Io sto instaurando il potere dell’antimafia? La conferenza stampa di oggi dimostra che non sono un professionista dell’antimafia o che la faccio solo a parole, io denuncio i fatti. Il mio governo non è fatto da professionisti dell’antimafia, e non solo perchè abbiamo in giunta parenti di vittime vere o perche’ io stesso sono sotto scorta. Queste accuse mi disgustano, sono accuse mafiose”.

 

 

 

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