PALERMO, 19 LUGLIO 2013 – “Vogliono farmi fuori”. Con queste parole il governatore della Sicilia Rosario Crocetta lascia intendere la prossima rottura con il Partito democratico, a cui formalmente dovrebbe appartenere, pur essendo leader del movimento “Il Megafono”.
Una posizione ambigua che evidentemente è diventata insostenibile e che sta cedendo ai malumori che esistono all’interno della maggioranza che regge il Governo regionale. Situazione che comincia a star stretta anche all’alleato di Governo, Udc, che su Crocetta si accordò al momento di stilare le coalizioni per le elezioni regionali dell’ottobre scorso.
“Non sono preoccupato – spiega però il presidente della Regione al quotidiano la Repubblica. – Già negli anni ’70 il Pci voleva farmi fuori. Oggi ci prova il Pd. Mi mettono sotto processo forse perchè i miei atti sono per loro troppo estremisti. A questo punto non so se domani andrò alla direzione regionale del partito”.
L’incontro dei vertici del partito si annuncia carico di tensioni e chissà se stavolta, come altre volte in precedenza è accaduto, entreranno tutti armati fino ai denti per la battaglia per uscire ore dopo tutti sorridenti, d’amore e d’accordo. Questa volta sembra più difficile che la situazione possa appianarsi. Anche perchè “il fascicolo Crocetta” è finito – per volere del segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo – sul tavolo del leader nazionale, Guglielmo Epifani.
Col suo Megafono, in realtà, Crocetta fa concorrenza diretta al Pd, come dimostrano le alleanze anomale nelle comunali di giugno e l’apertura di circoli in tutta Italia.
“I dirigenti del Pd vogliono far passare la tesi che io non faccio più parte del partito – aggiunge Crocetta – allo scopo di avere più posti in giunta in una logica da manuale Cencelli. Tutto il problema è questo. Ma siamo sicuri – denuncia il governatore – che i nomi che finora mi sono stati proposti sono così estranei alle inchieste in corso?”.